The Legionary, la fuga di Van Damme

6 Luglio 2020 di Stefano Olivari

The Legionary – Fuga all’inferno è stato il film con Jean-Claude Van Damme che abbiamo rivisto la scorsa settimana (su Amazon Prime Video) e che ci ha fatto venire l’idea di una rubrica settimanale, tipo quella riguardante Recoba, dedicata all’icona internazionale del Belgio. L’unica icona, viene da dire, se come altra gloria mediatica di questo paese viene citata a volte Audrey Hepburn, figlia di un inglese e di un’olandese, vissuta in Belgio pochi anni.

The Legionary, dunque, o se preferite Legionnaire, che suona decisamente meglio. Film del 1998, quindi con il meglio di Van Damme ormai alle spalle, in cui il protagonista è un pugile francese degli anni Venti, Alain Lefevre, che si rifiuta di truccare un incontro, o meglio, accetta i soldi di un mafioso per truccarlo ma poi cambia idea, e cerca di fuggire negli Stati Uniti con la donna del mafioso che poi sarebbe una sua ex.

Braccato dai cattivi ma anche dalla polizia, Lefevre per salvare la pelle si arruola nella Legione Straniera. Non una grande idea, perché invece della mafia deve fronteggiare i guerrieri berberi che in Marocco si ribellano alla colonizzazione francese. In caserma fa amicizia con Guido, un italiano piuttosto caricaturale e comunque inadatto alla vita militare, lo statunitense nero Luther, convinto che in Africa ci sia meno razzismo che al suo paese, e Mackintosh, un ex ufficiale britannico cacciato dall’esercito di Sua Maestà e affamato di soldi.

Non mancano il proverbiale ufficiale sadico da Legione Straniera (magari nella realtà sono tutti comprensivi e democratici, non lo sappiamo, la nostra unica esperienza militare è il servizio di leva nel 1988), il nonnismo, gli emissari dei cattivi che vengono inviati (un grande classico di JCVD) a ripescare il fuggiasco in capo al mondo, tante scene di battaglia e di eroismo imposto dalle circostanze. Un film che si lascia vedere, ma che non inseriremmo nella top ten di Van Damme anche se è basato su uno dei temi fondamentali della sua poetica, cioè la fuga (con la u).

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