Perché si pregano i Santi?

1 Novembre 2019 di Indiscreto

Il primo novembre è per i cristiani la festa di tutti i santi (nota anche come ‘Ognissanti’), laddove nel calendario ogni giorno è invece dedicato a un santo diverso. Una festa di precetto, con annessa celebrazione, sulla quale vogliamo riflettere per qualche minuto. Non di più, come è nello stile di Indiscreto.

Di fatto sappiamo che il Cristianesimo è una religione monoteista, ossia ha un solo Dio in cui credere, mentre i santi appaiono come intercessori verso di Lui. Ecco che tuttavia ci sono i santi protettori per ogni esigenza, alcuni dei quali vediamo qui di seguito.

San Carantoco ad esempio è il santo protettore contro l’acqua inquinata mentre San Corrado da Piacenza ci tutela rispetto alle ernie. E ancora se abbiamo problemi di insonnia possiamo invocare San Vito mentre Sant’Agata può intervenire in caso di terremoti. E poi il classico Sant’Antonio da Padova a cui chiedere aiuto se si è smarrito qualcosa.

Non siamo qui per discutere sulla veridicità e la potenza di queste persone (vale sempre il detto “Scherza con i fanti e lascia stare i santi”) ma piuttosto per cercare di capire se esiste una differenza tra una religione monoteista che permette di rivolgersi agli oltre undicimila santi (con tanto di statue, immaginette, oggetti, e quant’altro) ai quali vengono attribuiti (più dai fedeli che ufficialmente dalla Chiesa?) particolari poteri di intercessione e quelle politeiste con (per farla semplice perché il tema è complesso) più divinità afferenti a un aspetto della nostra vita terrena, seppure in alcuni casi subordinate a un unico.

Un argomento difficile, con la domanda sul perché se Dio è buono e sa di che cosa abbiamo bisogno, qual è la necessità di pregare ‘intercessori’ quando nella realtà sarebbero da considerarsi dei ‘maestri’ di vita che guidano il cammino dei fedeli. La parola a teologi ed esperti del mestiere. Santi o Divinità?

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