La chiusura della serie B a 19

25 Ottobre 2018 di Indiscreto

La serie B tornata a 22 squadre, ma non è detto perché alla fine potrebbero anche essere 25, dopo 9 giornate già giocate con il format a 19, potrebbe essere raccontata attraverso le mille tappe di giustizia sportiva e amministrativa (ieri il TAR del Lazio), ma per analizzare la storia basterebbe anche il buon senso dei tornei aziendali: non si possono cambiare le regole a competizione in corso. E quel genio di Roberto Fabbricini, il commissario messo da Malagò a riformare il calcio e uscito di scena fra le pernacchie, le regole le ha cambiate in piena estate (smentendo anche se stesso), il 13 agosto, dopo le esclusioni di Avellino, Bari e Cesena, sulla spinta delle 19 squadre rimanenti (aizzate da Lotito alla ricerca di spiccioli per la Salernitana). 19 squadre che non avevano e non hanno alcun progetto diverso da quello di spartirsi in 19 invece che in 22 i soldi della mutualità della serie A (parliamo di circa 60 milioni a stagione) e quelli dei contratti con DAZN e RAI (circa 25 milioni). Ma cosa accadrà adesso?

Il sogno del neopresidente della FIGC Gravina, che vista la sua storia ha il polso della serie C, sarebbe quello di indennizzare Catania, Novara, Pro Vercelli, Siena, Ternana ed Entella in cambio di un passo indietro che salverebbe la credibilità di quanto finora giocato in B e soprattutto in C. Indennizzo significa soldi, almeno pari a quelli sicuri per una partecipante alla B, quindi sui quattro milioni e mezzo, ma è facile prevedere richieste almeno doppie. In altre parole seguendo questa strada, senza entrare nel merito delle singole situazioni, la FIGC rischia di prendere una sassata da 60 o 70 milioni. Per mettere in prospettiva il tutto si può dire che il contributo 2018 del CONI alla FIGC è di circa 36 milioni e che tutte le sponsorizzazioni messe insieme, trainate ovviamente dalla Nazionale, valgono 40. Insomma, salvare la credibilità di campionati economicamente privi di senso può far piacere al bacino elettorale di Gravina ma non sembra una strada percorribile. Anche se ormai vale tutto: il Corriere della Sera dopo Martina Colombari proposta (dal marito…) per la Divisione Calcio Femminile ha infatti sganciato un’altra bomba, purtroppo anche questa fondata: Cristiana Capotondi nella squadra della futura serie C presieduta da Francesco Ghirelli, forse come vicepresidente.

Tornando alla serie B, che fra le sue varie colpe non ha però quella del titolo più brutto nella storia delle trasmissioni sportive, ‘B come sabato’, proprio mentre stiamo scrivendo queste righe da via Rosellini dicono che la Lega di B ricorrerà al Consiglio di Stato (il grado della giustizia amministrativa superiore al TAR) contrariamente a quanto farà la FIGC, che vorrebbe risolvere la vicenda con le buone ed in ogni caso evitare una escalation giudiziaria con discesa in campo di ulteriori presunti aventi diritto a qualcosa. Traduzione: le 19 faranno le barricate per rimanere 19, mentre il resto del calcio chiede (al momento non ufficialmente) alla serie B di fermarsi almeno per ristrutturare i calendari nell’ipotesi a 22. E dalla loro hanno un’arma letale: in agosto il via libera non glielo ha dato un passante, ma il commissario della FIGC nominato da Malagò. Ma adesso la musica è cambiata, come Gravina ha fatto subito capire congedando il direttore generale Michele Uva, che così potrà occuparsi a tempo pieno della vicepresidenza UEFA e della difesa della Juventus (il calcio italiano è questo). La logica dice che si finirà la stagione a 19 e poi si allargherà di nuovo la categoria, cercando di gestire con la minima spesa la questione indennizzi, ma in tutti gli ultimi mesi di logico non c’è stato niente. A partire da un campionato con un numero di squadre dispari, di cui molti hanno provato a spiegare la genialità.

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