Pasolini o Muccino?

4 Novembre 2015 di Indiscreto

I quarant’anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini hanno inondato i media dei tanti, decisamente troppi per essere tutti veri, amici dell’intellettuale friulano (nonché quasi tutti sedicenti ultimi ad avergli parlato prima di quella notte con Pelosi e forse altri), che hanno sommerso le poche voci fuori dal coro. Sia parlando del privato, visto che il sesso del quindicenne con il poeta andrebbe valutato con lo stesso metro di quello con il muratore, che soprattutto del pubblico. Fra questi ultimi Gabriele Muccino si è attirato gli strali dell’editorialista unico che ormai infesta i social network, osando affermare che il Pasolini regista è stato molto inferiore allo scrittore e che anzi il suo relativo successo ha aperto la strada ad altri intellettuali convinti che per stare dietro una macchina da presa fosse sufficiente una storia da raccontare. Parere di un regista di successo, non di un giostraio o di un dentista, ma le accuse di lesa maestà da parte dei finti giovani (i più conservatori di tutti) si sono sprecate. Anche perché poi nel suo post su Facebook Muccino fra i ‘non registi’ annovera anche un intoccabile come Nanni Moretti. Come quasi sempre, il Di qua o di là non ha una risposta scontata perché nel Pasolini regista l’ideologia portante dei tanti film è molto coerente (l’insostenibilità morale della vita borghese, la verità che si presenta a flash e prevalentemente in un proletariato senza filtri critici) ma gli esiti sono molto diversi: Accattone e Teorema sono di un altro pianeta rispetto a Uccellacci e uccellini o al Decameron mentre rimane inclassificabile (oltre che inguardabile) Salò e le 120 giornate di Sodoma. Giudizi molto soggettivi, come soggettiva è la risposta al nostro Di qua o di là: come regista preferite Pasolini o Muccino?

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