Gli avvocati della Nba

30 Ottobre 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

1. Quante volte abbiamo sentito il ritornello dei grandi campioni che devono essere tutelati? In realtà questa ‘tutela’ esiste ovunque, a metà strada fra il marketing e la mafia. Come funziona nella Nba lo ha ben spiegato Tim Donaghy, ormai nella storia come ‘l’arbitro che scommetteva’, nel suo libro ‘Blowing the whistle’: personaggio screditato, Donaghy, ma che ha frequentato la lega per tredici anni (dal 1994 al 2007) e che ha la lingua sciolta da 15 mesi di carcere vero. La parte più interessante del racconto non riguarda però le scommesse, i cui retroscena erano già venuti fuori in tribunale, ma certi meccanismi della lega ai confini della frode.
2. Donaghy fa l’esempio di Raja Bell, ai suoi tempi specialista difensivo (ma anche uomo da quintetto) dei Suns, attualmente ai Bobcats: il giocatore meno gradito a Kobe Bryant, cioè a uno dei volti della Nba, perché capace non solo di difendere bene tecnicamente ma anche di mettere fuori ritmo mentalmente le stelle cambiando strategia nel corso della partita. Un artista, Bell, con un’arte comprensibile agli esperti ed un po’ meno alla massa che tiene in piedi la baracca. Pronta ad esaltarsi per il quarantello messo contro figurine statiche ma non per l’aiuto portato al momento giusto. Pensate che il cattivo Stern abbia ordinato di fischiare contro Bell? Non proprio. Semplicemente, a quanto racconta Donaghy, al training camp degli arbitri venivano mostrate varie situazioni difensive analizzando la possibilità di fischiare. Ecco, quando nei video compariva Bell il fischio casualmente scattava sempre, a prescindere. Messaggio poco subliminale: i biglietti sono venduti dalle stelle, le lodi agli specialisti difensivi lasciamole agli allenatori.
3. Donaghy parla anche di una prassi che è evidente anche ai semplici osservatori: quando la partita diventa molto fisica, nei quarti quarti di stagione regolare o nei playoff, per averne il controllo bisogna fischiare falli che in altre circostanze non si fischierebbero mai, i cosiddetti ‘touch fouls’: la raccomandazione è quella di non fischiarli mai e poi mai alle stelle, con un doppio obbiettivo: a) averle in campo fino alla fine tenendo desta l’audience; b) fargli mettere a posto le statistiche, visto che di fatto in certi minuti della partita non si possono nemmeno sfiorare. E’ un grande spettacolo, secondo noi il più bello del mondo, vetrina mondiale di un grande sport. Ma sempre uno spettacolo, dove i controllori coincidono con i controllati.
4. Ci siamo dimenticati di dire la cosa più importante, cioè che il libro è stato sì scritto per Random House (o meglio, per la sua controllata Triumph Books) ma che a due settimane dalla sua uscita in libreria la prestigiosa casa editrice lo ha ritirato dal mercato. Ufficialmente, secondo quanto affermato dalla stessa Random House attraverso un comunicato, perché il libro non ha avuto il via libera dall’ufficio legale dell’azienda. Eppure era già stata concordata un’ospitata di Donaghy a ’60 minutes’, lo storico programma di approfondimento della Cbs…Probabilmente la Nba, a conoscenza della anticipazioni come del resto tutto il mondo web del basket, ha minacciato una richiesta di danni astronomica. E l’editore in fin dei conti ha pensato che alla gente non faccia piacere leggere che la propria passione contenga una buona parte di finzione.
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