L’impossibile stadio della Roma

13 Giugno 2018 di Stefano Olivari

L’arresto di Luca Parnasi, Luca Lanzalone, Adriano Palozzi e di altre 6 persone è la parola fine alla storia del nuovo stadio della Roma? E, più in generale, alla storia di James Pallotta che essendo in costante perdita aveva legato il suo futuro in Italia a questo sviluppo immobiliare? È possibile, anche senza entrare nel merito giudiziario di un’inchiesta su associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e di diversi reati contro la pubblica amministrazione legati alla costruzione del nuovo stadio di Tor di Valle. Parnasi è il costruttore del teorico stadio, Lanzalone presidente dell’Acea e consulente dei Cinque Stelle (quindi in sostanza della Raggi) nel progetto, Palozzi è invece di Forza Italia ed è vicepresidente del consiglio regionale del Lazio. Rimanendo nel nostro orticello, non possiamo non notare come l’unico grande club italiano con un suo stadio sia la Juventus e non certo perché sia stata l’unica ad avere questo progetto. In tempi diversi ci hanno provato una o più volte Milan, Lazio, Fiorentina, Inter, Napoli e appunto la Roma, con modalità diverse: chi voleva o vorrebbe qualcosa di nuovo (magari in versione boutique extra-small, come sogna De Laurentiis), chi comprerebbe lo stadio dove gioca adesso. Come mai ce l’ha fatta soltanto la Juventus, al di là del non trascurabile dettaglio che il Comune di Torino le abbia praticamente regalato i terreni? Come insegna anche l’Expo, in Italia i grandi eventi e le grandi opere sono possibili soltanto quando la magistratura e il sistema, nazionale e locale, girano la faccia dall’altra parte. Colpa della disonestà dei singoli, comunque da provare (e magari nel caso romano sarà provata, chi lo sa), ma anche di una quantità di regolamenti e di poteri di veto che rende uno sport estremo anche l’apertura di un bar. In Italia costruire rimanendo nelle regole è uno sport estremo, anche più del calcio. Sullo sfondo la soddisfazione di chi temeva un Olimpico aperto soltanto per il Golden Gala, con tutto il rispetto per Tortu e Jacobs.

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