Uccellacci e uccellini

27 Marzo 2017 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dall’Isola dei Fagiani, una piccola striscia condivisa fra Spagna e Francia dopo la pace dei Pirenei. Governano sei mesi a testa. Ci siamo andati perché è quella la sede giusta per capire come sarà guidata la Nazionale. Lo ha detto Messina al De Ponti sul Corrierone. A tempo pieno non potrà venire, quindi non sarà disponibile nella rivoluzione FIBA che porterà le nazionali in campo anche d’inverno, tipo calcio, pazienza se saranno squadre incomplete. Per il resto è bello carico. Beato lui. Si guardasse davvero intorno dovrebbe preoccuparsi. Uccellacci e uccellini volteggiano sul pianeta basket dove, per fortuna, potrebbero illuminarsi ridando in mano la questione tecnica a gente che ama il rischio, sa cosa cerca e cosa vuole. Messina è uno di questi.

A noi piacerebbe tanto Tanjevic da rubare al Montenegro, di sicuro una commissione con Recalcati e Gamba potrebbe dare consigli migliori dei consiglieri del Petrucci agitato perché anche lui guarda le partite in televisione e scopre che fidarsi troppo degli italiani è spesso rischioso. Sì, capita che per un risveglio di Bulleri, Crosariol, spariscano i Cinciarini o i Gentile, succede che diano più garanzie certi veterani dei giovanotti con l’agente che sogna il contrattone NBA: eh sì, dicono, se Gallo prende 16 milioni e Beli 6,7, perché non dovrebbero prendere soldi i nostri fenomeni? Si parla persino di Melli da NBA sapendo che è già bellissimo il suo lavoro al Bamberg e non ci allargheremmo troppo. Certo nella NBA la vita sembra più allegra con le difese meno feroci, almeno nella fase che porta ai play off spesso si viaggia, si mangia, si gioca così così, si applaude se ti capita il ventenne Booker che fa 70 punti, si sta a guardare quando i re delle triple doppie se la godono, ma devi arrivarci in quel mondo dove non hanno proprio poco su cui scegliere.

Certo, direte voi, allora perché Bargnani fu prima scelta? Perché, come avrebbe detto Totò vestito da frate per il film di Pasolini cinquant’anni fa, spesso ci sono uccellacci che lasciano il posto agli uccellini, perché non è sempre musica di Morricone come nella Konpatzia, l’isola dei fagiani secondo i baschi, perché, forse, non ne potevano più di passare per insensibili dopo aver ascoltato l’elogio del ragazzo allevato bene a Treviso e perduto poi in viaggi troppo lunghi; dopo aver sentito una volta Soragna elogiare il Mago, una può bastare, dopo aver fatto qualche calcolo. Peccato che poi le cose non siano andate bene. Purtroppo non va bene neppure in Baskonia e questo è anche più preoccupante. Vero che dopo Torino avevamo sentito l’anatema di chi contava: “Quello? Quelli? Mai più in Nazionale”. Vedremo. Per fortuna seleziona ancora Messina, anche se non lo invidiamo perché al centro siamo sempre belli molli e bisognerebbe tornare a rivedere la pratica Crosariol adesso che Vincenzo Esposito gli ha raccontato un po’ della sua vita e di certo non si stupisce se vede uno che prende a calci il talento, perché stare con gli altri costa fatica, impone un minimo di umiltà, perché la competizione è qualcosa che va oltre l’esibizione, come direbbe Carolina Kostner.

Uccellacci e uccellini che ora si rincorrono felici perché la Ferrari è tornata a vincere, perché il campionato senza il fascino dell’incertezza ha riaperto le porte a chi vorrebbe sfidare i bravi del Griso, quelli che per vincere, fare prepotenza devono soltanto allacciarsi le stringhe. Non è così. L’Emporio del tutto e di più, erano partiti in quindici, sapendo che i tre lasciati in tribuna avrebbero potuto giocare in quintetto per tutte le sfidanti, ha scoperto che avere più titolari in infermeria che sul campo scopre il fianco. Soprattutto se giochi 5 partite in 10 giorni. Non soltanto questo. Ricordate la bolgia davanti al forno di mastro Repesa durante la carestia di minuti per gli italiani del gruppo. A parte Fontecchio che stava progredendo e si è poi fatto male, a parte Pascolo che ora sembra aver stregato anche Messina, perché lui è davvero uno stragatto, pur con passaggi a vuoto che vanno valutati meglio, ci troviamo davanti all’abulia di Abass, alle cupe visioni di Cinciarini. Aggiungiamo una cosa ancora più grave: la tempistica nel cercare di rinnovare i contratti. Sappiamo chi comanda la giostra. L’agente che ha studiato in casa Raiola, quello che sa come alzare il prezzo, allargare i partecipanti ad un’asta. Ora anche questa vicenda spiega bene come si può avere il pane, ma non i denti per masticarlo o, viceversa, avere i denti tutti d’oro, ma non avere il pane della conoscenza. Se ridiscuti il tuo contratto e senti un dolorino cosa fai? Stai a guardare. Se hanno bisogno, pensi, verranno a pregarmi in ginocchio. Ecco come stanno le cose. Balle, dite voi. Kalnietis, uno col rinnovo sicuro in tasca, è tornato prima del previsto e si è rifermato a Pistoia dopo aver già dimostrato contro il Bamberg che non aveva gambe per entrate acrobatiche, per tiri da tutti i garage conosciuti dai telecronisti di oggi sempre alla ricerca della banalità spiritosa, la sua unica e vera forza perché palleggia sempre troppo alto per portare avanti il gioco, perché in difesa spesso va a funghi.

Uccellacci a Caserta che infieriscono sugli uccellini di Dell’Agnello tradito dal gruppo Italia, tradito da americani che una volta si prendevano fuori dal primo porto, tanto per dire che avevi uno straniero. Uccellacci a Pesaro dove la Concordia con la maglia per giocare a basket, maglia rubata alla gloriosa società di Scavolini, di Aido Fava, di Riminucci e Bertini, diventa uccellino che non riesce mai a superare il mare della disperazione. Partono forte. Non arrivano mai. Non date colpa a nessuno se non al poco talento. Si decide tutto domenica a mezzogiorno nel faccia a faccia con Cremona. Potrebbero arrivare insieme a quota 18 punti. Servirà la differenza canestri. Servirà qualcosa di più del solito affetto. Vale per tutte e due. Sedotte e abbandonate, magari non volontariamente, dai grandi allenatori che le hanno preparate a questa stagione, affidate ai due vice, gente di cuore, coraggiosa, ma pur sempre con poca esperienza per tormenti come questi. Domenica sera sapremo anche se Cantù, dopo aver perso il treno play off a Torino, metterà fine anche ai sogni di Varese che con Caja ha lasciato la riva degli schiavoni condannati alla retrocessione e ora pensa di poter chiedere un posto a tavola quando si giocherà per lo scudetto che gli uccellini di primavera non vedono più così ben cucito sulle maglie dell’Emporio dove il bersaglio resta mastro Repesa. Colpa sua, per tutto. Sarà anche così, certo doveva dirlo che certi giocatori non potevano andare nel suo sistema dove vige il diritto casermario di fare tutto, ma non di perdersi l’uomo al primo palleggio. C’è una grande confusione intorno a Gelsomino. Se lo sarà meritato, ma a chiunque altro avrebbero concesso almeno il beneficio del dubbio, se fosse stato al completo, se avessero tamponato subito la falla al centro, eh sì chi comanda è sempre davanti al tunnel, invece per questo allenatore con ha vinto 20 trofei in carriera nessuno sconto. Pagherà debiti con un passato magari di fortuna, di sicuro le cose gli vanno male e se ha tempo, mentre il suo presidente punta su Lourdes, lui vada a quello vicino al paese dove è nato, anche se per quella Madonna sono nati alcuni dei problemi in casa dell’ex premier.

Pagelle camminando fra i fagiani, coprendosi la testa con l’elmetto perché agli uccellini lasci far tutto, ma dagli uccellacci devi sempre guardarti anche se siamo sicuri che quando Messina ha dichiarato al Curierun di essere disponibile per una grande in Europa non ha pensato subito alla Milano che fa gola a tantissimi.

10 A Giorgio PAPETTI, ex di Milano, Olimpia e l’altra ai tempi del barone Sales, medico, appassionato perché sembra l’unico a battersi per avere davvero un museo del basket, magari persino una casa della gloria. Al momento, collaborando anche con la vulcanica Cassani che per l’atletica fa i salti mortali mentre altri parlano e stanno a guardare, figlia di Marco, ex capo rubrica basket in Gazzetta, è pronto per una serata di baci, abbracci e rimpianti proiettando le fasi decisive dei tre spareggi degli anni ’70 fra Milano e Varese. Appuntamento al 2 maggio.

9 A Ivano DIONIGI, latinista pesarese, ex rettore magnifico dell’Alma Mater di Bologna, per aver lavorato anche questa volta cercando una tesi degna della borsa di studio Porelli che sarà consegnata a Casalecchio prima di una partita della Virtus il prossimo mese di Aprile. Ci sarà anche Petrucci. Sarebbe bello se ci fosse anche il Bianchi della Lega. Magari potrebbe ispirarsi sentendo certi ricordi, ascoltando chi può testimoniare di un passato che si rimpiange non per nostalgia, ma perché uccellacci e uccellini accettavano anche l’idea che il bene comune valeva più dell’utile personale.

8 A Massimo BULLERI perché non pensavamo di poterlo più vedere fra i protagonisti in serie A. Per la verità non credevamo nemmeno che Crosariol sarebbe tornato a far parlare bene del suo modo di vedere il basket. Merito di chi li guida? Certo Artiglio Caja da tifoso della pazza Inter è uno che stimola, certo Esposito sa cosa dire e cosa fare anche con chi ha un carattere più difficile del suo ai tempi in cui era soltanto prodigio e per nostalgia parlava al suo cane attraverso il telefono mandando fuori dai gangheri gli allenatori, Gamba o Faina che fossero.

7 A Samardo SAMUELS che ha portato un entusiasmo contagioso nella Brindisi dove soltanto Sacchetti poteva accettare una sfida del genere. Sopra peso, capelli colorati, la solita voglia di far divertire, ma anche l’arte giamaicana di stregare pallone ed avversari.

6 A VITUCCI perché scopre ogni settimana una Torino nuova, alimenta entusiasmo dove hanno quello che manca agli altri: impianti, voglia di basket come tempo della squadra del professor Guerrieri. Certo una fatica, perché non tutto funziona, ma i play off non sono davvero lontani.

5 A Tarcisio TARCZEWSKI perché una Milano sfinita, sfigata, lo ha coinvolto in questo strano viaggio nella terra dove prima di capire il gioco devi capire gli arbitri. Ora non discutiamo i 2 falli in 2 minuti, ma cara gente capire i nostri direttori di gara è più e più difficile che rispondere agli allenatori quando si lamentano di non aver visto rispettato il piano gara.

4 A Carlo RECALCATI, eh caro micione lasciaci almeno queste meschine vendette, perché doveva saperlo che dopo aver dichiarato a troppi di non essere un mago si sarebbe trovato in casa la Morgana fine del mondo. Certo lui aveva ansia si far sapere di non essere bollito e questo, lo sappiamo tutti, lo dicono soltanto gli invidiosi, quelli che possono vantarsi di essere al centro del coro: non abbiamo mai vinto un cazzo.

3 A SPORTITALIA che non pubblicizza abbastanza il suo lavoro per valorizzare il basket femminile. Forse dovrebbe pensarci la Lega, forse dovremmo stare più attenti ai puntuali comunicati di questa televisione che avrebbe potuto essere un motore interessante per il basket oltre la serie A anche se la A2 non può lamentarsi con SKY.

2 A BONICIOLLI, Fortitudo, e RAMAGLI, Virtus, perché si avvicinano al derby già avvelenato perdendo qualche colpo. Su questo torneo, però, nessuno può ancora dire chi troverà la chiave per essere promosso. Loro, quelli di A2 possono dire che non c’è un giorno di quiete e ci si diverte a seguirli, magari con l’entusiasmo del Pala Rubini a Trieste domenica scorsa quando Dalmasson ha portato una bella squadra a bersaglio contro le Vu Nere.

1 Allo ZURLENI nuovo mago della Lega che chiede fiducia e pazienza. Ora non ci sembra che la pressione di un ambiente dove sono più uccellini che uccellacci del malaugurio sia tale da impedire ai riformatori di riformare senza vendere troppo fumo. Tutto nasce dal campo, dai giocatori. Il contorno, come sempre, è soltanto uno spreco di energia che non fidelizza, inciuchisce e poi, come si capirà dal prossimo voto, perché credervi?

0 Alla LEGA, alla RAI, a chiunque abbia deciso e accettato di giocare l’ultima giornata di campionato alle 20.45. Quello è il giorno in cui molti giornali pubblicano il tabellone play off, hanno bisogno di tempo per poterlo preparare. Le decisioni in ribattuta sono un calcio nel fondoschiena a chi, magari per 30 euro a pezzo, difende questo sport nel mondo calciocentrico dove volley, sci, motori, sembrano trovare interpreti e spazi meglio di questo venduto come un altro sport.

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