Le incompetenze dell’Armani

14 Gennaio 2017 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sotto la cripta dei cappuccini cantata a Vienna da Roth, luogo di pace dove il falso come dogma viene punito. Adesso che il CSKA ha chiarito come è realmente l’ Emporio Armani, la prima in classifica del nostro campionato, ora che le coppe europee hanno dato la misura e pesato il basket italiano che, purtroppo per lo slogan legaiolo fatto in promozione, non è un altro sport ma lo stesso che ha successo in molte parti del mondo però giocato peggio, interpretato da guitti nelle arene dove una volta avevamo campioni, adesso che la verità ci dovrebbe far male, nel momento delle riflessioni risparmiateci almeno le balle cosmiche.

Ora la Milano appena “risanata” perdendo col Fenerbahce, vincitrice contro Cantù, si è presentata a Mosca molto fiduciosa. Cerella ci ha detto su Fox Sports che l’Emporio aveva fatto buoni allenamenti, lavorava bene. Ah sì. Cosa saranno questi buoni allenamenti? Prego accomodati, vai a canestro, ah scusa ho fatto un palleggio in più. Dolci e pasticcini alla fine? Abbiamo sempre diffidato delle squadre dove in settimana si parlava di grandi allenamenti e poi in partita calavano le braghette. Ora dopo il disastro un Repesa scottato dalle reprimende societarie, dalle sgridate sonore di quasi tutti i giornali per la sfuriata dopo Torino, dice che non ci saranno provvedimenti. Soltanto palestra e lavoro. Meglio la fabbric,a caro Gelsomino. Certo Milano aveva bisogno di un centro e di un regista capace di guidare la truppa dei narcisi, eh sì ce ne sono anche troppi, ma la squadra costruita da lui e dalla società non lo sapeva che c’erano debolezze facilmente smascherabili in eurolega? Ora tutti sotto processo cominciando dal Dragic che secondo Di Schiavi della Gazzetta prende addirittura un milione di euro. Tutti consegnati e non rinnovabili come chiede Pisa sulla Repubblica quando parla del capitano Cinicarini.

Siamo davanti al dogma, alle balle storiche, alle bugie per coprire vergogne, per nascondere debolezze, incompetenze. Questa la cruda verità che non può piacere in un Paese dove ci hanno fatto un film sull’impossibilità di essere legali, dove uccidono i genitori e chi lo fa prende 80 euro, ma si trova subito la difesa materna per farci sapere che era ricattato dal mandante che gioca ai videogame come tanti sportivi professionisti, dove la polizia, dopo denuncia, ti dice che sarebbe meglio cambiare città perché chi hai accusato è feroce e potente, dove curano i malati per terra, dove si litiga per il nulla e non ci si accorge che la mancanza di lavoro porta al disastro, che non si dovrebbe poter licenziare per avere più profitto.

Da Dragic Tragic al Radulijca che soltanto Djordjevic sembra aver capito, certo anche lui perse il posto in Grecia per esserselo portato dietro, al bollito Hickman che non rinuncia a niente pur avendo gambe che non sono quasi più niente, al Kalnietis che perde la trebisonda e palleggia, caro Gamba, sempre sopra la cintura, al Cinciarini cupo dei tempi canturini, alle “promesse“ italiane che non fanno tanti passi avanti: Abass crede che sia il tiro l’unica scelta, Pascolo che l’Europa sia un giardino per non cambiare il proprio stile, Fontecchio un serio praticante a cui, però, qualcuno dirà che è sacrificato. Vanno bene Macvan e Simon, su Sanders sappiamo che è una prima tromba, ma spesso suona per conto suo, mentre McLean quando è in debito d’ossigeno diventa inguardabile. Il CSKA ci ha detto chi sono, all’andata, senza Teodosic e De Colo, e al ritorno. Prenderne atto, non cercare scuse, non rifugiarsi dietro al dogma: noi siamo noi e siamo pure bravi, in Italia non ci batterà nessuno. Forse.

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