Umberto Veronesi, grande italiano

9 Novembre 2016 di Stefano Olivari

Non sappiamo se Umberto Veronesi, da poco morto alla bella età di 91 anni, sia stato un grande scienziato. Almeno sull’oncologia rinunciamo a fare del bar, pur conoscendo (come molti) bene la materia in quanto accompagnatori di persone (anche nel suo IEO, Istituto Europeo dei Tumori) lungo una via crucis che oggi non sempre ha una fine scontata. Di sicuro però è stato un grande medico e il suo approccio psicologico, oggi scontato, tanto scontato non era una quarantina di anni fa. Poi l’approccio è stato accompagnato anche dalla tecnica, al punto che mastectomia sembra quasi una parola di un passato remoto: non ha pensato soltanto a evitare la morte di migliaia di donne, come per un medico è scontato, ma a salvare almeno in parte il resto della loro vita.

Emblematico della visione di Veronesi era proprio lo IEO, che conosciamo meglio di casa nostra: quasi un albergo, senza quei particolari intristenti che in ospedale ti ammazzano subito, addirittura con un suo merchandising (!). Non era un santo, ma un medico-manager che avrebbe potuto e dovuto fare politica con più convinzione anche se nella politica è stato molto presente: simpatizzante del PSI craxiano, ministro del secondo governo Amato (quello post D’Alema), infine deputato del PD, genericamente uomo di sinistra ma soprattutto battitore e pensatore libero in un paese di opposti bigottismi. Fra l’agnostico e l’ateo come idea religiosa, non riusciva proprio a cogliere la nobiltà della sofferenza, sosteneva qualsiasi tipo di battaglia laica, era ipergarantista e antiproibizionista (anche in materia di droghe leggere) all’estremo. Ma più di tutto era contro l’ideologia antiscientifica che ogni italiano respira fin dall’infanzia, al punto di essere una delle poche personalità pubbliche a schierarsi apertamente a favore degli OGM, sia dal punto di vista medico (nessuna evidenza che facciano più danni dei prodotti dell’agricoltura tradizionale, anzi) sia da quello politico (quasi azzeramento della fame nel mondo, scusate se è poco: e pazienza se il ragazzo dello Zambia non potrà usufruire di prodotti DOP e DOC).

Da non dimenticare la sua scelta vegetariana, senza nemmeno quelle giustificazioni salutistiche da inserto salute che a molti vegetariani fanno venire voglia di Mc Donald’s: per Veronesi era una scelta puramente etica, non ritenendo giusto basare il nostro piacere sul dolore di essere senzienti ed arrivando anche a paragonare l’elaborazione psichica dell’animale a quella di molti esseri umani, che non è che ammazziamo a causa della loro scarsa intelligenza. Era troppo avanti, Veronesi. Non un santino indiscutibile, soprattutto nel privato, né un genio incompreso, ma un grandissimo italiano sì.

Share this article