Tutti fenomeni, troppi fenomeni

3 Agosto 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal palazzo trentino di Roccabruna dove ti offrono una degustazione solenne anche nei giorni da dedicare a tristi riflessioni. So che state andando in spiaggia o a camminare in montagna, ma anche se prigionieri in città avete poco tempo. Sbrigare in fretta questo torneo Città di Trento dove le cose più belle sono stati i passi di danza dell’ aquilotto Shaki, un artista, le partitelle dei piccoli azzurri che ci consolavano, magari, negli intervalli delle partitine della sagra vinta dalla Germania sull’Italia, dove l’Austria che ci ha tenuto sotto i 70 punti ha battuto l’Olanda e probabilmente non avrebbe sconfitto Agrigento o Torino, Pesaro o Caserta. Nazionali finte quelle che si sono giocate il trofeo davanti a 3700 persone (gulp!). Da una parte tre super come Nowitzki, Schroeder e il giovane 2.15 Pleiss che stoppa tutto e si allenava leggero, dall’altra il trio NBA Bargnani, ci viene il singhiozzo pensando che senza di lui, al centro, saremo davvero robetta se Cervi e Cusin non si toltono il cerchio che appesantisce i loro pensieri; Belinelli, speriamo che sia lui a risolvere il problema della regia sfuocata dove c’è tormento esistenziale, certo un sacrificio per chi avrebbe diritto all’ego spigoloso del tiratore, ma necessario se vogliamo correre davvero a Berlino e poi, si spera, a Lilla; Gallinari, l’unica garanzia che con questo innesto saremo davvero migliori. La regola NBA, stranamente violata soltanto dal Parker che ha giocato e perduto con la Francia contro i finlandesi di Koponen, ci ha fatto vedere squadre in maschera. Nessun indizio vero, soltanto sospetti e allora siamo andati al castello del Buonconsiglio trascinando badanti e curiosi rapiti alla bottega dello speck per discutere su questa Azzurra che sembra comunque tenera.

Discussioni aperte, mai litigi. Non do, col professore Ci, che, tornando a Firenze ha trovato alberi sradicati ma almeno la buona notizia che il suo amico Saibene parteciperà alla difficile ricostruzione della Roma totiana, i quattro da lasciare a casa. Una decisione che Pianigiani dovrà prendere molto presto, per evitare il contagio interno che si genera quando c’è l’infezione presidenziale su questa balla di tutti numeri uno, certo prima di decidere come sistemare l’area tecnica, dalle giovanili alla femminile, hai detto un prospero. Per Simone e le sue caravelle, un mondo di gente accigliata che ti fa capire con lo sguardo di essere al di sopra del sospetto di far parte di quadrilla del torero in auge al momento, mondi nuovi da scoprire, ma anche da convincere, soprattutto le donne se davvero, come dice qualcuno, sceglierà Attilio artiglio Caja per rimettere in movimento un settore dove atleticamente siamo all’anno uno e tecnicamente non molto più avanti, nido dove si cinguetta, ma anche si morsica e, spesso, si avvelena.

Ma torniamo ad Azzurra che viene spacciata, termine giusto da chiusura del sistema tipo le discoteche dove si balla e si mangia estasi, come la nazionale più forte di sempre. Ohibò. Caro Petrucci, visto che lei c’era, voi avete in squadra uno come Fucka, miglior giocatore nell’europeo vinto dall’Italia alla fine del secolo scorso? Non parliamo della batteria esterni senza un vero regista, ma con gente di grande qualità, dici Carlton Myers, dici Andrea Meneghin o Basile, pensando che a Trento c’erano soltanto controfigure nel ruolo. Poi viene in mente Marconato, magari Galanda. Lasciando perde i giganti di Mosca e Nantes con Meneghin padre, Marzorati e compagnia di grandi cantanti. Comunque sia meglio lasciare tutti nella grande illusione. Il campo spiega bene quali sono le squadre più forti. Secondo noi quelle che hanno portato medaglie pregiate con Gamba, Messina, Tanjevic e, ovviamente, Recalcati alle Olimpiadi del 2004, forse quella che più si avvicina a questa Azzurra anabolizzata dai giocatori NBA, tenuta a livello alto dal Gigi Datome che potrebbe diventare l’incubo nelle notti del nuovo Emporio vestito sul modello Gentile, ma cucito, fortunatamente, sulle idee sartoriali di Jasmin Repesa.

Al Bondone, invidiando il gallo dalla corte immensa, uno dei badanti giura che si sarebbe messo di guardia davanti alla casa del Gigi in Sardegna per lasciarlo uscire soltanto dopo la firma per Milano. Ha fatto bene Gherardini ad anticipare tutti e a Trento se lo godeva, il miglior giocatore del torneo che con Obradovic avrà altre soddisfazioni. Sensazioni sul torneo senza zuccheri che ha evidenziato soltanto la meravigliosa atmosfera del nuovo basket di Trento dove, per una notte, una soltanto, purtroppo, hanno sognato di portare Ron Artest vestendolo con le pelli degli orsi che nella regione sono diventati argomento per durissime battaglie perché la gente vive nel terrore di trovare loro invece di finferli e porcini. Bravi e pazienti, gli organizzatori. Ci vuole resistenza davanti al lamento continuo. Non va mai bene niente. Una bella rottura e sarà per questo che si chiameranno fuori l’anno prossimo quando Azzurra tornerà a Folgaria, speriamo per preparare le Olimpiadi e non tornei delle parrocchie FIBA dove stanno già contagiando chi ha scelto il mondo ULEB, nella speranza di riprendere in mano tutto: potere economico e politico grazie alle coppe che un tempo persero perché da Porelli e Portela nessuno sopportava più la dittatura di chi non presentava mai i bilanci, faceva giocare finali europee in scuderie per cavalli perché in Belgio pagavano bene e si mangiava meglio.

Lamentazioni di Portnoy. Tipiche del Pianigiani viziato dallo strapotere senese quando a proteggerlo c’era una società dove il muro reggeva tutto, ma non soltanto lui. Da Lignano ci hanno detto che era la stessa cosa con quella orribile under 20, cugina della under 18 annegata all’11° posto in Grecia nell’Europeo vinto dai padroni di casa sulla Turchia nell’atmosfera meno educativa che si possa immaginare per feste giovanili. Al prof di Firenze che ama la musica e il basket con profonda dedizione abbiamo chiesto se il sillabario tecnico funziona ancora. Ci ha sparato nell’ipeuraneo dei nuovi fondamentali tipo il tiro alla Navarro. Eh no. Prima si studiano le regole base, poi, casomai, passaggio dietro la schiena. Questi se la tirano in faccia e se sono in serie A fanno le sponde, salvo trovare tiri della domenica quando non ci sono secondi da vivere.

A proposito, nel prossimo consiglio federale ci si domanderà dove sta andando questo basket che nelle giovanili soffoca, costa tanto, più di una televisione? Purtroppo non potremo chiedere al nuoto il Paltrinieri malato di basket NBA, nè il neo primatosta italiano di salto in alto Tamberi che sognava di essere un grande fra i canestri. Dovremo cercare noi di non far nuotare o saltare altrove chi ha questa passione. Già. Ma chi li dovrebbe cercare o reclutare se a farlo dovrebbero essere quelli che per ragazzini con brufoli pretendono alberghi almeno a quattro stelle? Poi ci si lamenta della mala educacion vista anche nel torneo superamichevole di Trento. Stesse scene, stessi urletti, quel vergogna, vergogna sibilato e protetto da chi teme di pagare poi come è capitato a qualche collega. Isterismi da preparazione per chi non è ancora lucido e in peso forma? Probabile. Ma prevenire è meglio che curare dopo con medicine amare.

Leggere facce e dichiarazioni finte di caporali che non sono ancora veramente uomini. A Trieste ricomincia il viaggio con la squadra al completo, senza i masturbamenti del cinque contro zero dove è facile cedere un tiro, far vedere che ci si muove anche senza la palla, un po’ diverso dalla partita dove le noti subito certe attese sbuffanti del pallone, senza fare niente per aiutare registi monocordi che palleggiano male e passano non tanto bene. Serve una revisione immediata dei ruoli e delle gerarchie, andando poi diritti alla meta sperando che Turchia, magari la stessa Spagna, questa Germania che fa le cose in grande e giocherà a casa sua, o la Serbia trovino qualche intoppo all’interno del loro sistema, perché nessuno può salvarsi in questo regime dove gli agenti fanno e disfano, dove la maglia nazionale non è poi la cosa più ambita se nell’NBA fanno firmare contratti milionari a giocatori che non sembrano davvero di altri pianeti. Fra i ciclisti del Bondone, dove poteva esserci anche l’arbitro Begnis, pensando alla scelta televisiva della Lega legona. Non certo allenatori italiani, assenti perché come il Trinchieri che andava in malga, avevano già visto tutto, lui , il “tedesco” in una notte, i nostri alla televisione. Uhm. Belli e bulli unitevi.

La coppia impossibile RAI-SKY per una stagione di confronti che potrebbero diventare dolorosi. Sembrano d’accordo soltanto su una cosa: mortificare quel poco che resta dei resoconti su carta stampata scegliendo orari non più compatibili con redazioni dove per i notturni restano, al massimo, i poveri cristi con contratti in scadenza difficilmente rinnovabili. Vedremo di tutto e di più? Alle loro condizioni certamente sì. Ora che siete al sole pensate, però, che non avremo la voce del Peterson, a meno che il nano ghiacciato non trovi santi protettori che gli ridiano almeno il microfono. Ne soffriremo, anche se sarà l’esempio più doloroso del tempo che passa in giardini dove ogni albero è stato tagliato per evitare nostalgiche memorie.

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