Perché Romagnoli è diverso da Totti

12 Agosto 2015 di Stefano Olivari

Come può Alessio Romagnoli, cresciuto nelle giovanili della Roma pur essendosi affermato nella Sampdoria, avere preferito un Milan in ricostruzione ad una Roma che sulla carta è da scudetto? Dal punto di vista del Milan e di Mihajlovic un grandissimo colpo, perché i 25 milioni di euro in realtà sono spalmati su cinque anni e con 5 milioni all’anno si paga il lordo dell’ingaggio di un mezzo giocatore, di quelli che infestano le rose dei grandi club (anche quello rossonero) in omaggio a certe scuderie di procuratori. Dal punto di vista della Roma molto meno, al di là del fatto che Garcia non ne fosse innamorato (certo non ha chiesto di venderlo, addirittura con lui da diciannovenne due stagioni fa giocò undici volte), ma la scelta, ci viene da dire l’azzardo, di Sabatini è stata quella di puntare tutto sulla conferma del centrocampo e sul rinnovo dell’attacco, sperando che in difesa Manolas e Castan non si facciano male (Holebas e Astori non ci sono più), continuando a sacrificare Florenzi sulla destra e vendendo al popolo mediatico che Lucas Digne viene dal Paris Saint-Germain (sì, ma per metà delle ultime due stagioni ha fatto panchina). Una scelta strana anche dal punto di vista del marketing di Pallotta, perché quando dalla tiritera sull’identità del Barcellona si passa ai fatti poi si trattano i talenti di casa allo stesso modo in cui si trattano calciatori di qualsiasi parte del mondo. Continua sul Guerin Sportivo.

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