Il momento dei trentenni

6 Giugno 2011 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
L’abisso fra i due tennis, Federer vincitore morale, il tifo contro Nadal, la dimensione di Djokovic e la Schiavone nella storia.

1. Mai come nel Roland Garros appena terminato si è avuta la percezione dell’abisso che c’è fra il tennis maschile e quello femminile. Non in termini fisici o tecnici, perché soprattutto negli anni Novanta ci sono state edizioni in cui il discorso sullo spettacolo avrebbe potuto essere tranquillamente ribaltato, ma a livello di personaggi e di emozioni. Da una parte i primi quattro giocatori del mondo vicini al loro meglio o che comunque nei momenti decisivi sono stati vicini al loro meglio, dall’altra parte il deserto di picchiatrici tutte uguali messe in difficoltà da trentenni capaci di usare il cervello e qualche variazione di gioco. Magari a Wimbledon e molto più probabilmente Flushing Meadows, dove il cemento permette a chi è forte di pensare poco, faremo altri discorsi ma adesso si sta parlando di Roland Garros e terra battuta.
2. In uno sport come il tennis, dove è impossibile vincere senza meritarlo, parlare di vincitori morali suona un po’ calcistico ma lo facciamo lo stesso: Roger Federer è stato il vincitore morale di questo Roland Garros perché a 30 anni ha giocato il miglior tennis su terra battuta della sua vita e si è arreso solo ad un Nadal tornato per un giorno quello dell’anno scorso (e sempre più giovane di 5 anni, cosa che sulla terra ha la sua importanza). La semifinale contro Djokovic rimarrà la gemma su terra nella carriera del più grande di sempre, molto più del trofeo alzato nel 2009 o delle finali con Nadal giocate e perse stando sulla difensiva come su questa superficie faceva ottusamente anche Boris Becker. Che rispetto allo svizzero era, per dirla in due parole, meno completo e proprio per questo sulla terra battuta non ha mai vinto nemmeno un torneo Atp. Certo è che i brividi di certi momenti della semifinale si sentono raramente, non solo nel tennis ma nello sport in generale.
3. Da sottolineare come il pubblico francese si sia schierato in maniera esagerata contro Nadal, nella finale, come se dall’altra parte ci fossero stati Gasquet o Tsonga. Il fascino ammorbante del campione a fine carriera, la voglia di fermare il tempo, il desiderio di vivere la storia almeno da spettatori: tutte cose comprensibili, ma che non sono degne del pubblico del tennis. Applaudire gli errori è una cosa da Coppa Davis in Italia o in Argentina, bisogna farlo notare anche quando accade nei tornei che fanno la storia perché non è che nel mitico ‘estero’ abbiano sempre ragione. Atteggiamenti fastidiosi, quasi come quello di Eurosport che nella prima settimana preferisce francesi di secondo piano ai migliori in gioco. Atteggiamenti che di sicuro hanno caricato Nadal: straordinario nel rimanere attaccato a Federer, cinico nell’insistere sulla diagonale diritto liftato (suo)-rovescio dello svizzero, eroico in certi recuperi che hanno costretto Federer a chiudere i punti quattro volte. Continuiamo a pensare che lo spagnolo abbia perso un qualcosa, anche dal punto di vista mentale: è stato relativamente fortunato a trovare un Federer che gli ha spazzato via Djokovic, così come nel 2009 Federer era stato fortunato nel trovare un Soderling che aveva fatto per lui il lavoro sporco.
4. A proposito: Novak Djokovic è stato ridimensionato? No, assolutamente. Un Federer così sulla terra non lo troverà più e il regno di Nadal sta per finire per cause non tutte riconducibili a Djokovic. Forse ha pagato i quasi cinque giorni di inattività dovuti al forfait di Fognini, ma di sicuro ha la testa per diventare il numero uno fra pochissimo. Impressionanti alcune parti della partita con Del Potro, l’unico apparso in grado di contrastarlo sul terreno delle mazzate pure e dei colpi piatti da videogioco.
5. Il torneo femminile ha incoronato Francesca Schiavone miglior (miglior, unisex) tennista italiana di ogni tempo perché i successi di Nicola Pietrangeli furono ottenuti in un’epoca falsata e dimezzata dal finto dilettantismo e quello di Panatta non fu confermato da una continuità di rendimento ad alto livello che la tennista milanese invece ha da dieci anni. Non è poi colpa sua se la Henin si è ritirata, le Williams sono alle prese con strani infortuni e poca voglia, la Clijsters è fuori forma, la Ivanovic fuori di testa, la Wozniacki incapace di variazioni, la Stosur (che con un’altra mentalità sarebbe la numero uno) paurosa. Si può dire che Maria Sharapova, l’unica con il cervello della supercampionessa, abbia perso un’occasione unica per vincere a Parigi mentre il resto è modestia pura. Anche nei commenti, basti pensare a come la finale sia stata ridotta dai giornali italiani alla moviola su un presunto errore arbitrale. La Na Li non viene dal niente, nonostante l’età avanzata, già in Australia poteva essere il suo momento e al Roland Garros grazie alla sua profondità di palla è stata inattaccabile in tutti i sensi. Di sicuro non è un gran momento per il tennis femminile, se al vertice ci sono giocatrici con la pancia (Wozniacki, Pavlyuchenkova), trentenni che hanno tenuto duro sopravvivendo all’età dell’oro e picchiatrici senza personalità. Dal punto di vista tecnico e di mercato è uno scandalo che Na Li abbia incassato lo stesso assegno da 1.200.000 euro di Nadal, per una male intesa parità fra i sessi.


stefano@indiscreto.it

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