Un’annata in un cerchietto

14 Febbraio 2012 di Libeccio

di Libeccio
La controfigura di Forlan, il perché di Guarin, il disastro di Branca e il ridimensionamento politico dell’Inter.
 
1. Circola la voce che in Italia sia arrivata una controfigura di Diego Forlan. Tanto risultano disarmanti le prestazioni di un giocatore evidentemente ben oltre il viale del tramonto. Di lui i tifosi dell’Inter ricorderanno (oltre al cerchietto) le funamboliche pallonate tirate ovunque tranne che nello specchio della porta avversaria. L’Inter sta buttando velocemente il pochissimo di buono fatto quest’anno con partite talmente disarmanti che con la memoria bisogna per forza andare ai tempi di Lippi, oppure a quelli di Tardelli. Nella gara con la Roma i giocatori faticavano finanche a battere i falli laterali per come la Roma aggrediva e per come quelli dell’Inter si nascondevano. Domenica l’Inter è riuscita a concedere i tre punti ad un Novara che in tutto il campionato di punti in trasferta ne aveva fatti due (!). Squadra liquefatta e società tornata saldamente in mano a Moratti. Signori, ecco di nuovo l’Inter.
2. Tra Lamela e Alvarez sembra sempre più evidente, con il saccente senno di poi, che quello da prendere era La Mela e comunque non Alvarez (crediamo che il calcio argentino, straordinaria fucina di talenti, possa offrire ben altro a quei prezzi). Guarin (non lo discutiamo come valore assoluto, ma circa il fatto che sia rotto) poteva avere un senso se subito spendibile nell’oramai anoressico centrocampo interista. Invece Guarin (non utilizzabile in Champions) potrà dare qualcosa a campionato quasi finito. Cui prodest? Ci chiediamo anche noi. Per Palombo poi proviamo tanta tenerezza (deve essere bello finire in bellezza una onesta carriera), ma in che misura può tornare utile a evitare una deriva senza arresto come quella attuale?
3. Operazioni di mercato quasi sempre centrate (alcune magnificamente centrate) hanno reso possibile i risultati dell’Inter in questi anni. Operazioni di mercato quasi sempre in passivo pesante stanno caratterizzando questo autunno prolungato della stagione interista. A volte in una riga è sintetizzata una intera realtà certo anche più sfaccettata, ma la sintesi può anche essere un dono per capire. Branca non va, ci pare evidente. O almeno non va più. Nel senso che non riesce a fare le nozze con i fichi secchi. Mai nessuno ci è riuscito, ma certa stampa per un lungo periodo lo ha raccontato quasi con questi toni. Acquisti straordinari come Maicon, Cambiasso, Eto’o, Lucio, lo stesso Sneijder. Tolto Eto’o, che era dentro l’operazione Ibrahimovic, tutta gente pagata molto meno di Alvarez.
4. Il ridimensionamento per l’Inter è anche politico. Passa per la riconquista del centro della scena da parte di forze come la Juve e il Milan, che Calciopoli aveva messo all’angolo non solo sportivo, ma anche psicologico. A quelle forze, sfruttando la pancia piena dell’Inter, si sono affiancate Udinese, Napoli, Lazio e Roma. La partita si è fatta più difficile, ogni gara è piena di insidie come il doppio ko con il Novara dimostra. Su tutto poi una rosa bolsa nelle vecchie bandiere, spaesata nei nuovi recenti anche di valore (alla Pazzini) e inadeguata per il resto. La verità pura e semplice è nella sintesi del ‘Vorrei ma non posso’. Prendo Gasperini pensando a Guardiola. Oppure Ranieri pensando ancora a Mou. Oppure allallenatore che non c’è. Infine, Eto’o per Forlan e allora ogni cosa risulta spenta e senza luce. Spento sembra soprattutto Moratti, privo anche della rabbia derivante dai maneggioni di Calciopoli. 

Libeccio, 14 febbraio 2012

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