Totti è finito ma il tottismo sta bene

12 Gennaio 2011 di Dominique Antognoni

Nel 2025 sicuramente saremo ancora qui a sentir parlare di “Totti che deve giocare perché è l’anima della Roma e merita rispetto”. Leggeremo con le lacrime agli occhi dalle risate o ascolteremo le radio della Capitale raccontare come l’allenatore giallorosso sia un infame (con varie gradazioni di classe giornalistica, ma il concetto è quello) perché non fa giocare il capitano che, ancora, merita rispetto.

Infami saremo anche noi, come sempre quando non esaltiamo il cuore romanista e il passionale (si dice così, vero?) popolo giallorosso. D’altronde basta affermare che il capitano si sta avviando verso la fine della carriera per ricevere centinaia (miracoli dei motori di ricerca) di e-mail con insulti di ogni tipo. Che non fanno di noi degli eroi dell’informazione, visto che le cancelliamo subito e viviamo benissimo, ma squalificano di sicuro chi le manda.

Non cambierà nulla, questo è sicuro. Anche se niente e nessuno potrà eguagliare i commenti di opinionisti radiofonici (alcuni dei quali pregiudicati) dopo il tiro di Totti nel sedere di Balotelli: “Il capitano ha fatto bene, ha difeso la romanità”.Nessun commento sui giornali, perché la macchina rigata non piace a nessuno. Fra dieci, quindici anni, grandi e piccini chiameranno in diretta per dire che Totti è un uomo d’oro e cose del genere. Il risultato è quello di trasformare Totti in una macchietta senza che lui abbia grandi colpe, se non quella di non rassegnarsi al declino (mai visto qualcuno che prenda bene il declino, comunque) e di ritenersi in credito con il club e l’ambiente giallorosso in generale.

Fin qui il tifoso-pensiero, diffuso attraverso interventi radiofonici e web martellanti e continui. Al punto che sembra che il calcio parlato sia l’unica occupazione per decine di migliaia di persone, con i confini fra giornalismo e tifo che semplicemente non esistono.Ci sta che il curvaiolo sia convinto che far toccare il bambino da Totti possa portare fortuna. Molte volte abbiamo visto da vicino come il povero Totti sia quasi obbligato a prendere in braccio i figli dei tifosi perché “Se ti tocca lui avrai una vita da sballo”. Ci sta meno, per il bene di Totti stesso, che la stampa non abbia il coraggio di dire che a 34 anni giocare giovedì e domenica sia alquanto difficile. E che un allenatore viene cacciato se non ottiene dei risultati, per cui non deve badare alla sensibilità della gente: quella stessa gente che tanto ti riempie di ingiurie quando perdi, anche con Totti in campo.

Probabilmente qualcuno ha provato a spiegarlo, nel passato. Chi ha provato a formulare una leggera critica verso la squadra si è svegliato con qualche brutta sorpresa, da qui la sensazione che più si sta lontani dai problemi meglio è: tanto lo stipendio corre lo stesso se dai 8 in pagella oppure 4. Ma è assurdo assistere ai dibattiti sull’impiego di Totti. Per fare un paragone: a Madrid Raul era riserva da quando aveva 30 anni e mai nessuno si è alzato per chiedere la testa di Capello, Pellegrini oppure Schuster per via del minutaggio di un calciatore che probabilmente ha vinto qualcosina in più rispetto a Totti (complice anche un diverso livello dei compagni). Raul era Raul, eppure ha preso e se ne è andato allo Schalke 04. Certo Madrid e Roma hanno poco in comune una con l’altra, la passione viene capita in modo diverso (là sono molto più freddi, niente bombe carta e nemmeno coltelli), ma Totti merita davvero rispetto. Invece paga l’ipocrisia della stampa (o la mancata voglia di farsi minacciare) e i pensieri scellerati della gente che rappresenta la romanità becera.

La paga troppo ma gli piace anche fare la vittima, fregandosene dei problemi che crea negli spogliatoi. Menez ha dieci anni in meno e pare che si debba ancora muovere in silenzio per non fare ombra a Totti. Borriello quando segna quasi si scusa. Vucinic non apre bocca. Spiegate a Totti e alla sua gente che la Roma esisteva prima di loro e ci sarà anche dopo. Non muore nessuno se lui sta in panchina e nemmeno se lascia il calcio. Si vivrà come prima, forse anche meglio di prima. Intanto il prezzo del club sta scendendo, come dimostrano le ultime offerte arrivate a Unicredit. Chi mai vorrà acquistare un club che ha attorno gente del genere?

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