Tokyo 2020, il fallimento della Pilato

25 Luglio 2021 di Stefano Olivari

Il fallimento secondo noi giornalisti alle vongole? Quello di Benedetta Pilato, una ragazza di 16 anni che si qualifica per le Olimpiadi, mentre noi a 16 anni giocavamo all’oratorio. Una ragazza che nella storia dei 100 rana vanta, mentre stiamo scrivendo queste righe, la prestazione numero 114, che diventa la numero 18 calcolando un tempo solo per nuotatrice. E la numero 8 tenendo conto solo del 2021. Fra l’altro nemmeno la migliore italiana, visto che quest’anno Arianna Castiglioni è andata più veloce.

Insomma, la Pilato è un fenomeno che vincerà ori e farà record mondiali anche fuori dai suoi 50 rana, ma che a Tokyo non era certo la favorita. Anche se uscire in batteria per squalifica e comunque nuotando male è stato molto al di sotto dei suoi standard. Preferiamo però la critica calcistica del tipo ‘Hai perso, sei una fallita – Hai vinto, sei un mito’, che almeno è onesta, alle editorialesse sullo sport che è solo un gioco e sui sedici anni da godersi, che stanno già fioccando come nespole (cit.). I suoi sedici anni la Pilato non se li gode, ha dato la vita per lo sport, per questo è alle Olimpiadi mentre i suoi coetanei si ubriacano. Il fascino dei Giochi risiede in questo dramma, la tua vita da giocarsi in una batteria. Perché la maggioranza la vita non se la gioca proprio.

Vito Dell’Aquila si è paragonato ai Maneskin e a Mancini, per la gioia che il suo oro nel taekwondo avrebbe dato agli italiani. Passi per i Maneskin, ma la Nazionale di calcio? Davvero tutti viviamo in una bolla, è come quando ci stupiamo che la gente sia in strada mentre in televisione c’è Italia-Germania di pallacanestro. La storia di Mesagne capitale del mondo è scappata di mano.

Altra grande partita, con finale in crescendo, della squadra di Sacchetti, con un inserimento di Gallinari intelligente, anche da parte di Gallinari stesso, in una squadra che i Giochi li aveva conquistati senza di lui (con giustifica). In fondo il primo problema della Nazionale degli ultimi 15 anni, da Bargnani prima scelta in poi, è sempre stato la fusione fredda fra ‘quelli che ce l’hanno fatta’ e gli ‘sfigati’.

Ce l’hanno fatta tutti nella squadra USA, visto che tutti giocano nella NBA, ma nell’esordio contro la Francia hanno mostrato il loro volto peggiore, pur con diverse attenuanti come l’arrivo all’ultimo secondo di 4 giocatori su 12: e nel caso di Holiday si è visto davvero tanto. Delle due ore passate in loro compagnia la cosa che ci ha impressionato non è la prima sconfitta olimpica americana dal 2004, ma la compostezza dei francesi all’uscita dal campo: nessuna impresa da festeggiare, nessuna sorpresa epocale, un atteggiamento alla Donnarumma (solo che loro sapevano di avere vinto). Poi Popovich, Kerr e il supermegastaff di superfighi hanno proposto il solito cesso-basket che pretendono di giocare le stelle (Durant non ha mai tirato così male, nemmeno alle medie) e dovrebbero comunque vincere l’oro, ma i tempi sono maturi perché a Parigi 2024 tornino le stelle vere. Dei 9 statunitensi presenti nella classifica dell’Mvp 2020-21 a Tokyo è venuto il solo Lillard.

Medaglie italiane di oggi: il bronzo di Elisa Longo Borghini nel ciclismo su strada, di Odette Giuffrida nel judo 52 kg, e di Mirko Zanni nel sollevamento pesi 67 kg. Fiamme Oro, Esercito, Esercito.

Quanto sarà interessata la pancia del paese alla polemica sulle cuffie afro?

Ma perché i più brutti, uomini, donne e in futuro anche trans, si dedicano al tiro con l’arco?

Perché, record o non record, le staffette hanno questa magia?

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