The FIFA family, lo sporco Qatar 2022

22 Luglio 2021 di Stefano Olivari

Il Mondiale di Qatar 2022 è già dietro l’angolo ed ormai c’è poco da sapere sulle modalità di assegnazione della manifestazione, avvenuta nel 2010, attraverso il voto più corrotto di una storia già corrotta. Una vicenda che ha poi insieme ad altre ribaltato la FIFA di Blatter ma che purtroppo non ha portato alla riassegnazione del Mondiale ad un paese civile. Insomma, al di là dei fatti giudiziari Infantino ha accettato le stesse logiche della vecchia FIFA e la sua stessa figura meriterebbe un approfondimento.

Ma The FIFA family: a love story, il documentario di Niels Borchert Holm che abbiamo appena visto su Amazon Prime Video, va oltre la corruzione che nel grande sport internazionale è la prassi: di solito chi ‘perde’ è solo perché ha offerto meno a dirigenti avidi. Chi non ricorda le comiche accuse della FIGC a Polonia e Ucraina per Euro 2012? Certo non sarà stato il caso di Brisbane, unica candidata ai Giochi del 2032…

The FIFA family aggiunge poco a quanto già si sa sul voto del comitato esecutivo FIFA che in un colpo solo partorì Russia 2018 e Qatar 2022 (contro il volere di Blatter, fra l’altro, che sognava l’accoppiata Russia-Stati Uniti), ma è interessante perché centrato sulla descrizione dall’interno di un mondo, fatta soprattutto da Mary Lynn Banks, ex moglie di Chuck Blazer, da segretario il signor CONCACAF (con tutti i suoi staterelli l’architrave del potere) sotto la presidenza di Jack Warner e da qualche anno deceduto.

Un mondo di carte di credito illimitate, ristoranti stellati, alberghi incredibili, fondi spese senza alcun controllo, aerei privati, eccetera. La corruzione può anche non essere la classica valigetta con i contanti, che comunque non manca, bastano uno stile di vita e la libidine di essere omaggiati dai potenti. Anche appartamenti pagati dalla FIFA, per metterci dentro i propri gatti: una parte della storia che ci fa rivalutare Blazer, fra l’altro anche lui poco convinto della scelta Qatar e poi trasformatosi in informatore dell’FBI, convinto con gli argomenti giusti.

Un mondo, questa la chiave del racconto, dove la corruzione non dipende solo dall’etica dei singoli ma anche dalla struttura dell’organizzazione. Con nullità che vengono blandite da Obama, Clinton, la Regina Elisabetta, Sarkozy, Putin solo perché uno vale uno: il voto va pagato ed in questo caso il Qatar lo ha pagato più di altri, che dalla loro avevano però la credibilità di paesi leader del calcio. L’assegnazione di Germania 2006 è un riferimento non casuale.

Altro momento chiave, ben evidenziato nel documentario, fu l’appoggio della Francia intesa come stato, letteralmente comprato dai qatarioti con ordini, commesse e appalti di importi stellari. Da lì a Sarkozy che convinse Platini a cambiare cavallo il passo fu breve ed i voti necessari furono trovati uno ad uno. Da ricordare anche quando vinciamo o vinceremo noi. Nell’intervista dentro The FIFA family Blatter dice e non dice, ma pone una domanda giusta, alla Craxi: con quale diritto gli Stati Uniti mandano poliziotti in Svizzera ad arrestare cittadini di varie nazionalità?

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