Calcio
El Presidente, il calcio secondo Grondona
Stefano Olivari 17/06/2020
El presidente è una serie televisiva stupenda, da poco disponibile su Amazon Prime Video, che per tutti noi dovrebbe essere obbligatorio vedere. Per ‘noi’ intendiamo noi che dalla prima elementare seguiamo il calcio e che continuiamo a seguirlo anche quando ne pensiamo le peggiori cose, noi che non ci crediamo più ma sappiamo che è bellissimo crederci. Come accade per le religioni vere, insomma, solo che questa è molto più divertente e molto meno pericolosa.
El Presidente ci è stato consigliato dall’amico Carlo Maerna, che i più anziani lettori di Indiscreto ricorderanno come autore di una storia del calcio francese anno Settanta e i più giovani come testimone della grandezza di Franco Rossi, ed è incentrato sulla corruzione della FIFA, che nel 2015 portò a quel clamoroso blitz dell’FBI a Zurigo che di fatto azzerò la CONMEBOL e preparò il terreno alla fine dell’era Blatter.
Protagonista è Sergio Jadue (interpretato da Andres Parra), presidente per caso (i grandi club avevano bisogno di un fantoccio e lui, presidente di un club neo promosso, sembrava manovrabile) della federcalcio cilena, che diventa il protetto di Julio Grondona, storico boss della federazione argentina e io narrante della storia (idea geniale), fra i massimi dirigenti della FIFA e a giorni alterni amico-nemico di Blatter. Sullo stesso livello di Jadue, nella fiction, ci sono l’ambiziosa moglie Nené (Paulina Gaitan, che in Narcos è la moglie di Escobar), e l’agente dell’FBI Lisa Harris (Karla Souza, nota per Le regole del delitto perfetto).
El presidente, che come regista ha un nome noto come Pablo Larrain (cileno come la produzione), ha più livelli di lettura. Al primo è la rigorosa storia di un’inchiesta per corruzione, già raccontata in vari libri (l’anno scorso avevamo segnalato l’ottimo Cartellino Rosso, di Ken Bensinger) ma mai portata sullo schermo, con pochi personaggi inventati: fra questi proprio l’agente dell’FBI e il factotum gay di Jadue.
Al secondo propone una tesi forte e fondata: se nel 2010 il Mondiale 2022 fosse stato assegnato agli USA invece che al Qatar l’FBI non si sarebbe mai interessato di calcio sudamericano, con la labile giustificazione che molti indagati avevano interessi finanziari negli Stati Uniti. Un grave errore di Blatter, sottolineato da Grondona, aggravato dal fatto che il presidente della FIFA fosse anche lui pro Stati Uniti ma che poi alla fine abbia ceduto alla logica perversa dell’uno vale uno.
Dove El Presidente davvero cambia passo è quando alterna il racconto alle riflessioni (per bocca del Grondona da fiction, ma molto reale) su onestà, corruzione, importanza del calcio per le masse. Poche banalità e in certi punti, soprattutto verso la fine, un registro decisamente grottesco come a spiegare che tutto è finto e la stessa storia può essere raccontata in molti modi. Gli stessi comportamenti possono essere legali o illegali, a seconda di chi deve indagare.
C’è poco da spoilerare, visto che i fatti sono realmente accaduti. Di culto i finti Vidal e Alexis Sanchez (il racconto si chiude con la Copa America del 2015, vinta ai rigori dal Cile di Sampaoli sull’Argentina), ma anche i dialoghi dall’aldilà fra Grondona e Havelange. Il finale ci fa sperare di vedere una seconda stagione, incentrata proprio sull’era Havelange. Comunque grandissimo livello. El presidente non è doppiato in italiano (in futuro però lo sarà) e con certi attori lo spagnolo è per noi ostico, ma ci sono i sottotitoli e si segue tutto bene. Super. Che nessuno dica più che non si possono fare fiction sul calcio.