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Supersonic, gli Oasis nel vuoto di potere

Andrea Ferrari 10/11/2016

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Siamo reduci dalla visione di Oasis: Supersonic, il documentario sull’ascesa al successo della band dei fratelli Gallagher culminata con la doppia data a Knebworth dell’agosto ’96 (trasmessa da Radio Deejay e registrata su cassette che ancora abbiamo) con 250.000 persone presenti e richieste tali, stando a Liam Gallagher, da poter fare 7 date. Gli Oasis furono una mania per chi era teenager in quegli anni (ci precipitammo a comprare i loro primi due album in un negozio di dischi che ovviamente non esiste più) e il documentario è davvero valido nel raccontare il clamoroso triennio ’94-’96, ma soprattutto la storia da “classe operaia che va in paradiso” con tante immagini e filmati privati che oggi, nell’era della bulimia da smartphone, paiono scontati, ma che ad inizio anni Novanta non lo erano, soprattutto per chi era squattrinato. Con la loro shakerata di estetica ed etica British, gli Oasis seppero toccare le corde giuste e si infilarono in un vuoto di potere mai visto nella storia del rock.

Proviamo a tracciare un quadro di cosa è successo in quel triennio: Cobain muore nel ’94, nello stesso anno i Guns N’Roses di fatto si sciolgono dopo The Spaghetti Incident? del ’93, gli U2 si prendono una pausa dal ’93 al ’97 e stessa cosa fanno Inxs, Depeche Mode e Aerosmith, i Red Hot Chili Peppers perdono Frusciante e tornano a fine ’95 col travagliato “One Hot Minute”, Prince va definitivamente alla guerra con la Warner e fa i suoi album peggiori, i Pearl Jam si auto-esiliano non facendo più videoclip da Versus del ’93, Jackson chiude la sua fase d’oro con “Dangerous” del ’91, Springsteen mette da parte il rock da stadio ed esce con l’album acustico “The ghost of Tom Joad” del ’95, Cure e Metallica tornano solo nel ’96 con album controversi come “Wild Mood Swings” e “Load” dopo il grande successo dei primi anni Novanta, la parabola degli Stone Roses si esaurisce nel ’94 col deludente “Second Coming” e potremmo continuare…

In definitiva, gli Oasis, aiutati anche dalla sarabanda mediatica del Britpop (i nostri preferiti sono stati Suede e Mansun) e dalla rivalità coi Blur su cui i giornali hanno campato per anni, sono stati soprattutto la band giusta al momento giusto in un mondo alla costante ricerca di nuovi eroi. Ma fu vera gloria?

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