Speravo de morì prima, finalmente Totti

3 Aprile 2021 di Stefano Olivari

Speravo de morì prima è finito e ci mancherà, una fiction italiana sul calcio è una rarità e senza gridare al miracolo bisogna dire che queste sei puntate sul finale di carriera di Totti viste su Sky sono state molto divertenti. Senza alcuna pretesa giornalistica, come abbiamo già detto, ma il problema è che nemmeno il giornalismo su Totti ha mai avuto alcuna pretesa giornalistica. Finalmente il vero Totti appare, comunque, e in quelle poche scene non fa rimpiangere Pietro Castellitto.

Sempre forte Cassano-Gabriel Montesi, improbabile dispensatore di senno e lezioni di vita, mentre a svettare nelle ultime due puntate è Ilary, una Greta Scarano di cilindrata superiore all’originale ma comunque credibile, brava attrice. Ovviamente non credibile è che il famoso messaggio letto all’Olimpico sia stato partorito totalmente da lei e dal marito: non perché non siano in grado di mettere in fila due parole, ma perché concetti, temi e stile erano esattamente quelli di un giornalista o aspirante tale. Poi Moehringer è una cosa e Veltroni-Costanzo sono un’altra, ma l’ideologia è simile: dare un senso compiuto e una profondità, quindi nobilitare, gesti che per uno sportivo sono naturali e inspiegabili.

Chiudiamo la tripla recensione di Speravo de morì prima con una domanda: quale altro calciatore italiano reggerebbe un’operazione del genere? La risposta è semplice: i più forti e personaggi fra quelli che non sono associabili ad un grande club, come appunto Totti. Mentre un campione di Inter, Juventus e Milan respingerebbe gran parte del pubblico antipatizzante di uno o più di questi tre club. Roberto Baggio è scontato ed infatti il 26 maggio arriverà il film su Netflix, ma nelle mani giuste potrebbero diventare storie clamorose, pensando anche alla loro infanzia, Gigi Riva e Chinaglia.

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