Spaccalegna prestati al giornalismo

22 Dicembre 2008 di Alec Cordolcini

1. Direttamente dal prontuario del giornalista sportivo italiano medio in trasferta nella provincia d’Europa calcisticamente meno conosciuta. Gli avversari della squadra italiana di turno saranno inevitabilmente dei “mazzolatori”, con giocatori appartenenti alla “tribù dei piedi grezzi” i quali, nella malaugurata ipotesi di una vittoria conquistata sul campo, devono ringraziare la “beneficenza” o, in caso di festività varie, “il regalo di Natale” gentilmente ricevuto dalla compagine tricolore. Perché “dai, non esiste proprio” (stiamo sempre chiedendo aiuto al prontuario) che un club di serie A “si faccia prendere a sberloni” da una squadra che “con rispetto parlando in Italia farebbe fatica a galleggiare in serie B”. Scontata la chiusa: il passaggio del turno di questa grezza vulgata pedatoria “significa che il livello della Coppa Uefa (sostituire con una competizione internazionale a scelta, ndr) si è abbassato”. Questo il resoconto fornito dalla Gazzetta dello Sport lo scorso venerdì per Nec Nijmegen-Udinese 2-0. Sugli olandesi (ma avrebbero potuto essere benissimo ucraini, norvegesi o greci) è scattato il luogocomunismo più trito e provinciale; inutile affannarsi a cercare informazioni tecnico-tattiche (con che modulo giocano, quali strategie ha adottato il loro tecnico Mario Been, perché ha inizialmente scelto la velocità di Ntibazonkiza per poi ripiegare sulla fisicità di John) o di contesto (come si sta comportando il Nec in Eredivisie, per quale motivo lo scorso anno era sulla soglia della zona retrocessione e adesso se la gioca in Uefa), perché con tutta probabilità nemmeno chi scriveva ne era a conoscenza. Ciò che non manca però è l’ironia, ed ecco quindi Zomer e Wisgerhof definiti “due spaccalegna prestati al calcio” (eppure in maglia bianconera Nef e Coda non sembravano proprio la reincarnazione di Beckenbauer e Nesta), anche se fa sorridere leggere che l’arbitro “è ceco di nazionalità e un po’ cecato di vista” quando lo stesso cronista chiama quelli del Nec “i nero-verdi” non accorgendosi che i colori sociali (e la divisa) del club contengono in egual misura tre colori: rosso, nero e verde (tipo Venezia per intenderci, anche se nel caso degli olandesi la ripartizione è più marcata). Stride pertanto parecchio confrontare questo report grossolano con quello pubblicato il medesimo giorno sul quotidiano olandese De Telegraaf, dove, oltre alla logica soddisfazione di vedere una propria squadra conquistare un’insperata qualificazione ai sedicesimi di Uefa, quasi metà dell’articolo era dedicato all’Udinese, alla sua situazione delicata, alle motivazioni degli inserimenti di Coda, Lukovic, Motta e dell’ex juventino Belardi, e al calcio praticato da Marino. Prima si conosce e si approfondisce, poi si giudica. Una regola che purtroppo il prontuario non contiene.
2. Due parole su Mario Been, che ha davvero compiuto una grande impresa. Quando il suo Nec lo scorso anno era ad un passo dal baratro, la dirigenza ha deciso di rinnovargli il contratto anziché dargli il benservito. Il risultato è stato un club che dal marzo 2008 a oggi ha perso solo sei incontri, inclusi i due in Coppa Uefa. Proprio la campagna europea del Nec ha testimoniato tutta la bontà del lavoro svolto da Been: sconfitta di misura a Zagabria contro la Dinamo (a dieci minuti dalla fine gli olandesi conducevano 2-1), dignitoso 0-1 incassato in casa contro una squadra, il Tottenham, nel quale il solo Pavlyuchenko costa metà rosa del Nec, vittoria di spessore e di carattere a Mosca contro lo Spartak, infine il successo contro l’Udinese. Totale: sei punti in quattro incontri, 6 gol fatti e 5 subiti, e terzo posto conquistato con pieno merito. La Cenerentola del girone non ha sfigurato al grande ballo. Been possiede idee, flessibilità tattica e carisma. Sa gestire oculatamente un parco attaccanti composto da sette giocatori plasmando il tridente secondo la tipologia dell’avversario. Se vuole la fisicità si rivolge a John (arrivato in vistoso sovrappeso dopo mesi di panchina in Premier League, e quindi centellinato per favorirne il graduale ritorno ad uno stato di forma ottimale) e Janssen; se cerca la profondità ecco Ntibazonkiza e Tshibamba (due giovani interessanti da svezzare gradualmente); per una gara più accorta invece affianca, passando ad un modulo a due punte, un elemento di disturbo come il rapido Bouaouzan (ex Wigan) all’esperto Van Beukering, che non sarà “tecnicamente più forte di Huntelaar”, come sostiene egli stesso ricordando quando nelle giovanili del De Graafschap lui era la stella dal futuro luminoso e KJH il suo gregario, però la differenza riesce spesso a farla. A centrocampo con Schöne sembra essere tornato di moda il numero 10 vecchia maniera, creativo e imprevedibile, con l’aggiunta, nel caso di questo talento danese in odor di nazionale, di una buona predisposizione al sacrificio. Il “maratoneta” Lorenzo Davids non sarà mai un campione come lo zio Edgar, ma in Eredivisie ci può stare eccome, mentre dietro elementi quali il portiere Babos, il centrale Wisgerhof e il terzino sinistro El Akchaoui (tabelle di rendimento alla mano, uno dei migliori esterni sinistri del campionato) stanno vivendo le migliori stagioni delle loro carriere. Il Nec possiede infatti una delle migliori difese d’Olanda, frantumando così un altro luogo comune. Del resto Mario Been, che indica in Leo Beenhakker il suo maestro e nell’acronimo PIT (tradotto in italiano: Divertimento, Applicazione e Lavoro di Squadra) la propria filosofia calcistica, a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta ha giocato in Italia nel Pisa. E non è stato certo un turista per caso.
Alec Cordolcini
wovenhand@libero.it
(in esclusiva per Indiscreto)
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