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Siamo tutti candidati

Stefano Olivari 21/10/2009

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1. Nemmeno il tempo di ironizzare sulle candidature olimpiche che vengono sfornate ”come pizze” (parole di Petrucci) ed ecco che arriva quella di Milano. Solo annunciata, per non dire minacciata, da un consigliere provinciale (ma non c’era accordo fra tutti i partiti per abolire le Province?) che ha invitato il suo presidente a candidare Milano per il 2020. Insomma, per il momento il nulla, sia pure sostenuto dal comitato locale del CONI: meno di Bari e Palermo, moltissimo meno di Roma e Venezia che allo stato attuale sono le uniche due candidature serie. Con una nota del CONI provinciale che possiamo sintetizzare così: visto che lo Stato butterà già via una vagonata di soldi per le infrastrutture dell’Expo (è una nostra traduzione), tanto vale usare quelle stesse infrastrutture (che rappresentano di solito tre quarti del bilancio di un’Olimpiade) anche per i Giochi di 5 anni dopo. Ragionamento non strampalato, ma che parte dall’equivoco di tutti i concorrenti: cioè che l’Olimpiade sia di un paese e non di una città.
2. Non è un caso che Petrucci, prendendo sul serio solo Roma e Venezia, abbia ricordato (soprattutto ai giornalisti sportivi) dieci punti della Carta Olimpica. Da stamparsi bene nella testa il punto 2: ”È fatto assoluto divieto di definirsi Città richiedente («applicant City») finquando il Comitato Olimpico Nazionale non ha approvato tale richiesta”. Da marchiarsi a fuoco sul corpo il 3: ”Il Coni non potrà prendere in esame richieste di candidature da parte di Autorità di enti territoriali o di altri soggetti che non abbiano la legale rappresentanza della Città”. Al nostro paese significa che solo il sindaco può guidare questo tipo di candidatura. Noto ai più il 4: ”Nel caso in cui ci siano più potenziali Città richiedenti nello stesso Paese agli stessi Giochi Olimpici, solo una Città potrà essere proposta, così come deciso dal rispettivo Comitato Olimpico”. Tristemente noto al cognato del sindaco di Milano il punto 10: ”Le città presentate dai singoli Comitati Nazionali Olimpici al Cio («applicant City») diventeranno «Città candidate» solo in base ad una decisione del Comitato Esecutivo del Cio che, a quel punto, le proporrà per la votazione della Sessione del Cio”. Insomma, Milano non è mai stata candidata all’edizione 2000 (Sydney battè nelle votazioni IOC Pechino, Manchester, Berlino e Istanbul) anche se è vero che ci andò vicina: si ritirò dalla competizione una volta accortasi che i concorrenti erano troppo forti. .
3. Sintesi delle sintesi: l’Olimpiade è di una città, che deve avere lei per prima la forza di proporsi. Solo in un secondo tempo si potranno/dovranno mendicare soldi nazionali. Corollario: non si può chiedere a Venezia di tifare per la candidatura di Roma, o viceversa. Ne’ in questa fase in cui sono chiaramente concorrenti, né in una fase successiva quando indirettamente il contribuente della città perdente finanzierà le manie di grandezza di quella vincente.

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