Sacrificati dagli Agnelli

22 Febbraio 2011 di Federico De Carolis

di Federico De Carolis
L’ultimo acuto di Del Neri è stato ancora la sostituzione di Krasic. Costò il pari a Verona contro il Chievo, forse è costata la sconfitta a Lecce.
A Verona, un attimo prima che fosse richiamato in panca, il serbo aveva colpito una traversa seminando il terrore nella difesa scaligera. Fuori lui, ecco liberi i difensori del Chievo di trasformarsi in attaccanti con gol e beffa per i bianconeri. A Lecce, discorso quasi simile. Per una squadra abituata a giocare largo e far spiovere cross in area, fuori ancora Krasic per tenere dentro Toni e Iaquinta quando forse sarebbe bastata una sola punta per mantenere l’assetto iniziale della squadra che aveva lasciato intravedere finanche qualcosa di buono. Per carità, non è stato il tecnico bianconero a perdere la partita, ma tutta una Juve che ha finito per confermare i propri limiti accentuando quei mali strutturali di cui si parla dall’inizio di stagione. Questo più quello danno una classifica men che mediocre e, forse, l’addio all’ingresso in Champions, già sbandierato all’indomani del successo sull’Inter. No, la Juve contro i nerazzurri ha giocato la partita della stagione e forse è stato proprio quel successo a causare lo stop di Lecce e il ritorno in quella mediocrità che sembra appartenergli e in cui stagnerà magari per l’intera stagione. Il terzo posto o finanche il quarto sono solo una chimera se una squadra non riesce a mettere assieme tre risultati utili consecutivi.
Le cause di una debacle annunciata vanno fatte risalire a un’estate bollente in cui sono stati spesi fior di milioni per portare a Torino una miriade di mezze figure pensando di essere più furbi degli altri.
L’abbiamo già scritto nei nostri precedenti interventi su Indiscreto, ci ripetiamo solo perché la situazione non è cambiata e non possiamo metterci a scrivere che Pepe è un campione o Toni uno dal grande futuro solo per il gusto di essere originali. La speranza adesso è che non si navighi più a vista e che si programmi una nuova stagione con l’obiettivo di un risparmio che non è un risparmio, perché ha portato a spendere forse cifre più consistenti di Milan e Inter. Le prime mosse, le prime voci già denotano però come si stia insistendo negli errori. Quando si parla infatti della rinuncia a Aquilani per avere Pirlo significa che le idee sono confuse e che non si conosce il mercato nazionale e internazionale. Si finirà come l’anno passato per sbandierare ai quattro venti nomi a volte persino accattivanti per accontentarsi poi di mezze cartucce (mezze ad alto livello, perché per arrivare ottavi vanno benissimo).
Invece di esibirsi nel solito linciaggio dell’allenatore sarebbe bene portare il discorso sulla proprietà. Evidentemente i successori degli Agnelli o non hanno più alcun interesse per la Juve oppure non sono all’altezza della situazione. E’ un fatto che la stagnazione della squadra dura da troppo tempo. Calciopoli ha fatto sicuramente male, ma forse non ha tolto di mezzo quella mentalità che vuole la Juve vincente per forza. Quella convinzione, in altri tempi, poggiava su una squadra vera che adesso non c’è e che non si ha nessuna intenzione a quanto pare di ricreare. L’ultimo rinnovamento dei quadri c’è stato appena l’anno scorso, ma non sembra gente con cui si possa andare molto lontano. Si possono sbagliare anche un paio di acquisti in una stagione, li sbagliava anche Moggi, ma quando si mettono assieme tante unità mediocri allora significa che mancano idee e conoscenze del calcio nazionale e internazionale. Fra Cristiano Ronaldo e attaccanti bolliti o ex giovani ci sarebbe una via di mezzo compatibile con il budget, se solo la si sapesse cercare. Non è colpa di Marotta, bravo al livello medio che ha sempre frequentato, ma di chi delinea le strategie.
Le squadre poi, si fanno di questi tempi cercando fuoriclasse che siano capaci di cambiare il corso non di una stagione ma del futuro.
E questo non ci pare stia avvenendo nella Juve forse anche perchè si pensa, come a inizio di stagione, che spendere per Ibrahimovic come ha fatto il Milan sia una follia perché quel tipo di giocatore può essere trovato a minor prezzo magari in Italia e in categorie inferiori. Non è così, non si fa così una squadra a meno che non ci si accontenti dei risultati attuali riducendo la Juve a una provinciale che spera nello stellone per piazzare la sua stagione da primato che, al massimo può coincidere con un quarto o quinto posto. No, la Juve ha una tradizione che sta nel sangue della stessa famiglia Agnelli. Se l’hanno rinnegata lo dicano, tanto nessuno finirà per scandalizzarsi. Facile nascondersi dietro il passato e il mito dell’Avvocato, piuttosto fra le sue battute i nipoti ricordino la più calcistica di tutte: il secondo è il primo degli ultimi. E il sesto?


Federico De Carolis
(in esclusiva per Indiscreto)

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