Robinhood, il trading online senza commissioni

10 Luglio 2020 di Stefano Olivari

Robinhood è una piattaforma di trading online con sede a Menlo Park, California, fondata nel 2013, che si caratterizza per il fatto di non avere commissioni di acquisto o di vendita. Relativamente incredibile ma vero, come dimostra il suo straordinario successo soprattutto negli Stati Uniti. Su Robinhood si comprano e vendono azioni, opzioni, ETF, criptovalute e tutto quello che può venire in mente all’investitore privato scontento delle banche tradizionali e con la scimmia del trading.

Il nome di Robinhood evoca qualcosa che tolga ai ricchi, in questo caso i broker e le banche tradizionali, per dare ai benestanti, cioè chi ha qualche soldo da parte e sempre più tempo libero per investirlo: non a caso il lockdown e il lavoro da casa hanno fatto schizzare alle stelle l’operatività sui conti online. Parliamo di Robinhood perché abbiamo appena letto un articolo del New York Times su un medico che nel solo mese di marzo ha perso 860.000 dollari operando su Robinhood, come se fosse colpa della piattaforma e non delle sue scelte sbagliate di investimento. Che continuasse a fare il medico… Linkiamo l’articolo, così non dobbiamo copiarlo: in fondo non è che facciamo i corrispondenti dagli Stati Uniti.

Certo è che Robinhood, proprio per il discorso commissioni, induce ad un’operatività quasi compulsiva e proprio il NYT cita una statistica secondo cui i suoi clienti compiono nella media 9 volte più operazioni di quelli di E-Trade e addirittura 40 volte in più di quelli di Charles Schwab. Con proporzioni che diventano mostruose restringendo il discorso alle opzioni. Va da sé che un medico, un giornalista o un negoziante non abbiano accesso alle stesse informazioni dei trader veri, né abbiamo la stessa competenza, e che per questo nella media perdano.

La cosa secondo noi interessante di Robinhood, dal punto di vista sociale, è che il suo cliente tipo non è di mezza età ma giovane (età media 31 anni), spesso giovanissimo, con tutto ciò che questo comporta come propensione al rischio. Un fenomeno molto americano, come si può intuire e come è anche nelle regole attuali (esiste una versione per clienti statunitensi, anche solo di residenza, ed una UK, al momento basta) vista la maggiore facilità di ottenere (e rifinanziare, cioè la chiave della rovina…) un prestito. Creato ovviamente da giovani, Vladimir Tenev e Baiju Bhatt (entrambi laureati a Stanford, il primo in matematica e il secondo in fisica), Robinhood ha quasi 13 milioni di clienti, la metà dei quali compra o vende qualcosa ogni giorno.

Da cosa guadagna Robinhood, se per la massa dei clienti non ha commissioni? Prima di tutto dalla gestione di tesoreria, cioè da quanto tengono di liquido sul conto, ma anche dalle commissioni che gli vengono riversate dalle aziende presso cui Robinhood riversa gli ordini dei suoi clienti. Che hanno quindi sempre la percezione di operare su un ‘netto’, anche se così esattamente non è pur essendo il costo medio per operazione davvero bassissimo, oltre allo stesso importo, ben lontano dai ‘tagli minimi’ con cui tutti siamo cresciuti. È quindi logico che Robinhood per guadagnare faccia di tutto per stimolare l’operatività, fra bonus e notifiche push di ogni tipo. E quindi? Appena Robinhood sbarcherà in Italia ci iscriveremo mezzo secondo dopo.

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