Qualcosa di è Roth

26 Febbraio 2007 di Stefano Olivari

L’estate 1976 trascorre con tutti gli scienziati di Francia, dopo elaboratissimi studi di balistica, ad affermare con certezza che il Saint-Etienne avrebbe segnato due gol al Bayern se i pali della porta di Hampden Park fossero stati rotondi anzichè quadrati. Ma l’accoglienza trionfale che hanno ricevuto i Verts sugli Champs Elysées da tutto il popolo, orgoglioso dei suoi campioni sconfitti con onore, non deve però trarre in inganno; qualcosa si è rotto nella macchina perfetta di Herbin. I giornalisti, in trepida attesa di un appiglio per attaccare l’antipatico allenatore, non mancano di accusarlo per ogni errore commesso (dopo, come sempre…), in particolare rinfacciandogli le scelte nella finale (gli 8 minuti di Rocheteau su tutti) nella quale il Saint-Etienne si era comunque dimostrato complessivamente più forte del Bayern. Il campionato 1976-77 parte male per i Verts, la prima vittoria arriva solo alla sesta giornata; gli eroi di tutti i francesi sono accolti con gioia in tutti gli stadi, ma gli avversari moltiplicano gli sforzi quando affrontano i vice-campioni d’Europa e spesso in questo inizio di stagione riescono a metterli in difficoltà. Tutto cambia però quando si torna sul palcoscenico preferito da Jean-Michel Larquè e compagni: la Coppa dei Campioni. L’andata del primo turno prevede un viaggio a Sofia, in casa del Levski, una squadra che si potrebbe banalmente definire “coriacea”, tutta corsa, grinta e randellate (attenzione però che all’epoca il calcio bulgaro era in una fase di buon livello); chi ne fa le spese naturalmente sono le preziosissime gambe di Dominique Rocheteau, che esasperato dai continui falli dei difensori ha un accenno di reazione su Mintchev che gli costa il primo (e penultimo) cartellino giallo della sua correttissima carriera. La partita è una vera battaglia, in tribuna c’è Michel Hidalgo, allenatore della nazionale che è venuto nell’enorme stadio del Levski a vedere alcuni dei bulgari che la sua Francia dovrà affrontare nel match di qualificazione per i Mondiali d’Argentina. Il Saint-Etienne ormai è una squadra matura e difende con ordine fino alla fine lo zero a zero arroccandosi intorno agli assi Piazza e Curkovic. Al ritorno i Verts non sono brillanti, si qualificano con un gol “alla Piazza” del difensore argentino, che travolge in mischia avversari (schierati costantemente in 10 in area) e portiere e segna di ginocchio dopo alcuni rimpalli in un’azione degna del miglior Marcus Allen (parliamo di Nfl d’epoca). Negli ottavi c’è la rivincita col PSV Eindhoven di Kees Rijvers. Andata come al solito al Geoffroy Guichard, e ancora un gol di Piazza (questa volta dopo una discesa seguita da un bellissimo uno-due col giovane talento Jean-François Larios) decide la partita. Il ritorno si conclude come l’anno prima a reti inviolate, e questa volta il PSV sembra un pochino rinunciare ad attaccare, tanta è la sfiducia nel pensare di poter segnare alla solidissima difesa verde; la superiorità dei Francesi ancora una volta consente di avanzare in Coppa: dalla sera del miracolo contro la Dinamo Kiev di Blokhin sono passate 8 partite, e il Saint-Etienne ha subito una sola rete, anche se purtroppo decisiva, quella del “Toro” Franz Roth, segno che la difesa ormai è una delle migliori d’Europa.

Carlo Maerna
carloblacksun@hotmail.com

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