Pugni chiusi

13 Aprile 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Il tifo degli assistenti, l’autocontrollo di Ayroldi, l’onesto trovato in discesa, gli scudetti della storia, il successore di Leonardo, il giuramento di Amauri.
  
1. Il tifo dei giornalisti è stato da tempo sdoganato, anche se resistono sacche di ‘Io amo solo il bel calcio’ magari con il poster di Milito o Totti in camera. Forse non siamo ancora preparati a parlare laicamente di quello degli arbitri italiani, che come il 75% dei loro connazionali ha grande simpatia o grande antipatia nei confronti di almeno una fra Inter, Milan e Juventus. Però, per dirla con Cesare (non Ragazzi), sembrare onesti è importante almeno quanto esserlo. Per questo l’esultanza dell’assistente ‘mondiale’ Stefano Ayroldi, dopo il pareggio della Fiorentina sabato sera al Franchi, è in fondo la cosa più innocente di quanto sta accadendo dal punto di vista politico-sportivo in serie A. Insomma, tifo puro di un bambino che al gol del due a due ha serrato i pugni e urlato ‘E andiamo!’. Il Mourinho vero, che assisteva alla scena a due metri da lui, lo avrebbe preso a calci, mentre il Mourinho che sta trascinandosi verso la fine della sua esperienza italiana ha preferito soprassedere e chiedere ‘Perchè esulti?’.
2. La risposta non sta in un complotto planetario anti-Moratti ma nel normale (per un milanista) tifo rossonero di Ayroldi (insuperabile in questo senso rimane ‘Puglia’ Puglisi). L’arbitro più anziano della NBA, Dick Bavetta, viene senza smentita soprannominato ‘Knick’ Bavetta per il suo tifo a favore della squadra newyorkese, da noi sull’argomento non si può nemmeno scherzare. E’ così improbabile che Rosetti tifi per la Juventus, un arbitro lombardo per Inter o Milan, un arbitro romano per la Roma? Rimangono penose le giustificazioni di Ayroldi, al pari del suo comportamento in campo: l’educazione è anche finzione. Tornando al calcio, il colpo vero la gang l’ha provato nell’ultimo derby e in Inter-Sampdoria, peraltro non riuscendoci, nelle rimanenti partite questo scudetto l’Inter l’ha buttato via praticamente da sola, rinunciando all’alternativa Balotelli in attacco, soffrendo sulla fascia sinistra, insistendo su punte lontane dai loro giorni migliori (Eto’o e soprattutto Pandev) e dovendo gestire il crollo di rendimento di Julio Cesar in seguito allo schianto automobilistico. Il rischio ‘zero titoli’ è reale, ma nemmeno sotto tortura Moratti avrebbe accettato l’ennesima Champions un po’ così.
3. In parte legata alle vicende di campionato è la ripresa di Calciopoli, dove in ordine sparso i moggiani cercano di dimostrare che tutti nel mondo del calcio sono sporchi e hanno minacciato, telefonato, tentato di corrompere in maniera più o meno diretta. Potremmo fare anche nel giornalismo l’esempio di mafiosi che, in paradossale buona fede, pensano che tutti siano mafiosi. Insomma, che tutti scrivano su commissione di qualche forza oscura con l’intento di colpire il nemico. In buona parte è così, ma non tutti sono così. Moggi e tutta l’umanità infelice che tenta di dimostrare questo teorema potrà al massimo trovare qualche porcheria dell’Inter, poi però dovrà anche spiegare perché quello scudetto non possa assegnato alla Roma o al Chievo. E con loro il ‘garante’ Carraro, risvegliatosi per fare un po’ di bar. Scendiamo pure in classifica, la classifica di quel ‘campo’ tanto caro a chi sul mitico campo rubava, uno moralmente migliore dei maneggioni lo si troverà comunque sempre.
4. A margine, ma non troppo, i soliti discorsi su prescrizione e dintorni. Purtroppo, e diciamo purtroppo perchè ci dovrebbe essere sempre un modo per sanzionare i colpevoli, a livello di pene non potrà accadere niente nemmeno se nel cassetto di Bergamo venisse trovato un assegno firmato da Moratti che porti come causale ‘Regalo per vittoria in campionato’. L’assegnazione dello scudetto 2005-2006 al club risultato storicamente più onesto invece può anche teoricamente avvenire fra vent’anni. Strampalato non assegnare quello 2004-2005, per niente ridicolo aprire anche casi del passato remoto con pochi dubbi sui fatti. La giustizia storica non coincide con quella dei tribunali.
5. Leonardo sarà con tutta probabilità il primo allenatore dell’era Berlusconi a lasciare il Milan di sua volontà, non per esoneri o perchè messo in condizioni di andarsene. La parte pubblica della vicenda è quella delle solite analisi tattiche del premier (l’ultima quella sulle punte che stanno troppo lontane dalla porta), quella meno pubblica e che avrebbe convinto Leonardo a cogliere una delle grandi opportunità che gli sta offrendo il Brasile è il nome del suo successore. Non Guardiola o Wenger, nemmeno a livello di boutade ad uso tifosi, ma Mauro Tassotti come capo-allenatore spalleggiato (anche se ci verrebbe in mente un altro termine) da Filippo Galli. Traduzione: un altro calciomercato di lacrime e sangue, sperando di strappare i Piazon a chi arriva con il contante ma poi dovendo adattarsi agli scarti di altri. Una non strategia figlia dei problemi del patriota Ligresti, che magari saranno risolti dalla sempre più grottesca Expo (l’ultima è che ci dovranno salvare gli svizzeri), e della liquidabilità del Milan in caso di emergenza. Intanto i fischi, ieri ravvicinatissimi, se li prende il non incolpevole Galliani. Che il secondo tempo di Milan-Catania se l’è guardato dagli spogliatoi, non di proprietà, e ha allietato l’inizio settimana con Calciopoli che avrebbe danneggiato il ranking Uefa. Usando questo metro si potrebbe dire che la camorra è un fenomeno positivo perché fra le altre cose crea lavoro e benessere.
6. La Nazionale interessa a quasi nessuno, tolto quel mese ogni quattro anni. Ma è proprio in prospettiva di quel mese che il patriota Amauri ha giurato fedeltà all’Italia. Un po’ perché in Brasile non sanno nemmeno che esista e molto perchè si è rimasti al Lippi di tre mesi fa, lui nel Mondiale in azzurro ci spera. Però prendendo Raiola Balotelli ha fatto una bella mossa, forse la migliore della sua stagione. E nemmeno Amauri potrebbe seriamente sostenere di aver fatto quest’anno meglio di Pazzini e Borriello, sia dal punto di vista dei gol che da quello dell’utilità per i compagni. Stavolta gli uomini di…calcio devono metterla giù bene.
Stefano Olivari

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