Pressione mediatica

27 Ottobre 2010 di Dominique Antognoni

di Dominique Antognoni
Ragazzi, questo mestiere va sempre verso la sua fine naturale. Parliamo del mestiere di giornalista, che per fortuna non è il nostro. Ci si inginocchia sempre, purtroppo nella gran parte delle situazioni senza alcuna ragione. Ci si inginocchia a prescindere. Tanto lo stipendio corre, il telefono aziendale va bene anche per chiamare la mamma e la vita se ne va. Lentamente e senza responsabilità.Se poi Andrea Agnelli parla di violenza mediatica nel caso Krasic e nessuno controbatte chiedendo “Scusi, ma di cosa sta parlando?” non c’è più speranza. Probabilmente qualche ragione il benestante golfista (gioca spesso assieme a Giraudo, scambiando opinioni calcistiche in simpatia) ce l’ha: è vero, c’è stata una forte pressione mediatica. Quella di Tuttosport avrà influito moltissimo sulla decisione del giudice sportivo. L’ex quotidiano nazionale, per comprensibili motivi di marketing (l’editore è lo stesso del Corsport, che presidia un altro mercato) ora esclusivamente juventino, ogni giorno gridava allo scandalo in caso di squalifica di Krasic. Abbiamo letto perfino un elenco infinito di motivi per i quali non doveva essere punito: sarebbe stato interessante vedere se si fosse buttato in area di rigore Pato. 
Ma tant’é, ormai il giornalismo ha preso questa piega. Cercando il suicidio. Editoriali, articoli su articoli, è mancata la convocazione per una manifestazione popolare. Poi si offendono se vengono considerati una fanzine. Va bene vendere i cucchiai bianconeri, va bene titolare “Ale vuole tutto”, siamo d’accordo anche con il titolo dell’anno “Krasic piange” (aveva segnato una tripletta, perché mai doveva piangere?). Ma qui si sono superati. Complimenti. 
Sicuramente se Tuttosport fosse un giornale fiorentino farebbe paginate intere sul cameriere bosniaco colpito da Mutu. Già immaginiamo: “Un immigrato che lavora in nero e che vuole solo farsi pubblicità sulle spalle dell’innocente calciatore”. Oppure “Che vergogna, la magistratura intervenga”. Avremmo visto bene anche “Quanto amore per Mutu” e un’intervista alla mamma del titolo “Vi racconto il mio dolce Adrian”. Sfortuna sua, Mutu gioca a Firenze dove non esistono giornali del genere. Piccola parentesi: se fosse accaduto un episodio del genere con un calciatore italiano, o di una squadra famosa (di Milano o Roma, piene di locali dove le risse con calciatori coinvolti non mancano), la notizia sarebbe uscita? Sappiamo anche la risposta. Ricordarsi, per stare su cose leggere e innocue, del caso Coco e delle foto ritirate.
Ma torniamo ai nostri amici di Torino. Vediamo che si siano innamorati del potente titolo “Ora basta”.
L’anno scorso lo dicevano ad ogni sconfitta juventina, situazione abbastanza frequente. Ma basta cosa? Andare in campo? Giocare? Non si sa. Adesso si stanno concentrando sul Toro. Solitamente a “Ora basta” segue un “Fuori i colpevoli”. Colpevoli ‘de che’ non si capisce bene. Ma andiamo avanti. Capitolo Marotta, questo santo uomo. Incoraggiato dal sostegno incondizionato dalla stampa locale si è lanciato senza paracadute: “Krasic non voleva ingannare l’arbitro”. Nessuno a chiedergli “Scusi Dottor Marotta ma che cosa voleva fare buttandosi in area, se non ingannare l’arbitro?”. 
Uscendo dal discorso Tuttosport, che rimane una lettura spesso più divertente dei suoi concorrenti e dei giornali generalisti (che le notizie le nascondono, pretendendo anche di dare lezioni di etica), basta leggere qualche blog (anche il modesto Indiscreto) per rendersi conto che tutti basano le proprie opinioni sulle stesse immagini, sulle stesse dichiarazioni, sugli stessi ricordi. Le opinioni sono a volte radicalmente diverse, ma la triste verità è che nel 2010 la maggior parte dei giornalisti sportivi (esclusi quei pochi bravi) conosce la materia di cui parla come la conoscono i lettori a cui si rivolge.Che spesso scrivono anche meglio, con più coraggio e senza il timore di rovinare rapporti personali.I lettori fanno i tifosi? Lo fanno anche i giornalisti, anche (se non soprattutto) quando non lo sono.  
Dominique Antognoni
(in esclusiva per Indiscreto) 
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