Positività di Mastrota

14 Marzo 2014 di Stefano Olivari

Detestiamo l’espressione ‘popolo della rete’, forse detestiamo anche il popolo della rete. Questo non toglie che i fotomontaggi che hanno accostato la conferenza stampa di Renzi dell’altro giorno alle televendite di Giorgio Mastrota siano stati molto divertenti ed azzeccati. Lo stesso Mastrota, in una intervista all’Huffington Post, ha promosso Renzi dal punto di vista della comunicazione, sottolineando la differenza fra imbonitore e venditore. Di sicuro ci hanno offerto il pretesto per parlare di uno dei grandi sottovalutati della televisione italiana, l’ormai cinquantenne Mastrota che da quasi vent’anni è la stella assoluta delle televendite italiane, senza snobismo o supponenza da ‘Io recitavo Ibsen, ma devo pagare il mutuo’. Un Mastrota che da studente di scienze politiche nel 1988 si mise in evidenza al concorso ‘Il più bello d’Italia’ (su Wikipedia c’è scritto che lo vinse, ma non è vero), manifestazione che avrebbe lanciato tanti altri (su tutti Gabriel Garko, lui sì vincitore, con il suo vero nome di Dario Oliviero) e che a Mastrota regalò diverse opportunità televisive come collaboratore (con Funari) e come conduttore: da ricordare Bellezze al bagno, ad inizio anni Novanta, Meteore, alla fine, e soprattutto, diciamo soprattutto perché lo vedevamo sempre nel primo pomeriggio, Usa Today su Italia Sette: una specie di telegiornale per giovani fancazzisti, con rubriche di videogiochi (erano gli anni del Sega Mega Drive), skateboard, eccetera. In mezzo il matrimonio con Natalia Estrada, che da anni ormai ha lasciato la tivù e si dedica solo alle sue attività equestri, una figlia, un divorzio e varie altre storie. Ma sempre emanando in pubblico, ormai purtroppo solo nelle televendite, quell’aria positiva e sana che dovrebbe essere un obbligo verso di sé e verso gli altri. Superficiale? Mettete Kierkegaard a vendere materassi e poi ne riparliamo. Essendo un personaggio televisivo, difficile che qualcosa di Mastrota sia sfuggito ai più. E invece probabilmente esiste. Si tratta del film Cient’anne, capolavorissimo napoletan trash firmato da Ninì Grassia, che invitiamo tutti a godersi in una serata triste perché ogni scena fa ribaltare. Protagonista del film, va detto è un giovane Gigi D’Alessio: cantante nei locali di notte e con un lavoro ‘normale’ di giorno. Mastrota interpreta il figlio del suo capo ed entra in conflitto con D’Alessio per l’inevitabile ragazza. Ma sono le situazioni di contorno ad essere esplosive (paternità rivelate, omicidi non riusciti, eccetera), in mezzo alle canzoni di D’Alessio e di un Mario Merola ormai agli sgoccioli ma sempre Merola. Mastrota cerca di essere drammatico, ma si vede che non è la sua parte. Meglio così.

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