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Ciclismo

Più puliti dell’Italia

Stefano Olivari 06/05/2009

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Il ciclismo non è meno credibile del calcio o del tennis, discipline in cui l’antidoping è molto selettivo (nel senso che quasi mai tocca seriamente il campione all’apice, perchè i club sono un ‘bene sociale’ e simili porcherie da deputato tifoso) e gli sponsor leggermente più potenti del piastrellista che si è fatto da sè ma che per fortuna esiste. Per questo da sabato cederemo alle due ore di nulla pomeridiano, per niente turbate da un lavoro che non necessita di concentrazione alla Uri Geller (e si vede). Partiremo addirittura con ‘Si gira’, dalle 11.30 su RaiSport Più e dalle 12.30 in simulcast su Raitre: l’Italia attraversata dal Giro, conduce Alessandro Fabretti: temibile la sfilata di assessori, di sindaci cantori delle ‘eccellenze’ (il solito vino ‘inimitabile’, in genere, salvo scoprire che in California lo fanno meglio), di ragazze in costume tipico (uguale identico da Goteborg a Locri) e di personaggi ‘curiosi’ che sarebbero stati scartati anche da Portobello, ma terremo acceso. Le interviste saranno di Alessandra De Stefano, mentre il punto tecnico sarà affidato a Silvio Martinello e Marino Bartoletti. Paolo Bettini sarà su una delle moto e poi al Processo (condotto da Andrea Fusco) insieme a Sgarbozza. Bulbarelli e Cassani telecronisti, come al solito: non il festival della novità, come si vede, ma con quello che si sente in altri sport, anche pay, risulta incomprensibile perché Aldo Grasso ce l’abbia con loro. Il ciclismo non ci emoziona più da anni, senza un vero motivo, ma la sua Italia è sempre più pulita di quella reale. E la gente che aspetta per ore il passaggio di un gruppo di semisconosciuti ci ricorda, nel bene, quella che qualche decennio fa si stupiva del passaggio di un aereo. Parafrasando i quasi defunti Pooh, se il mondo assomiglia a loro non siamo in pericolo.

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