Calcio

Pippo Inzaghi un allenatore, Pirlo no

Indiscreto 28/09/2020

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Pippo Inzaghi è diventato un allenatore, Andrea Pirlo non ancora. Al di là della rimonta del Benevento sulla Sampdoria e della brutta prestazione della Juventus contro la Roma, le storie di questi due ex campioni consentono di dire che ‘capire di calcio’, qualsiasi cosa voglia dire, non è la stessa cosa che guidare 25 presuntuosi di talento, a volte anche ignoranti in vari sensi, verso un obbiettivo: chi la salvezza, chi la Champions League.

Eppure anche Inzaghi nell’estate 2014, quando un Berlusconi agli sgoccioli lo nominò allenatore del Milan, veniva considerato un miracolato, almeno da chi per motivi editoriali non doveva scrivere la barzelletta del predestinato (usata per Stramaccioni, Brocchi e altri, fino ad arrivare appunto a Pirlo). Ma se Pirlo è arrivato sulla panchina della Juventus vera senza avere mai allenato nemmeno scapoli o ammogliati, Pippo Inzaghi aveva avuto almeno un anno di Allievi e uno di Primavera. Certo un mondo lontano dalla Serie A, ma meglio di niente.

Per Inzaghi una stagione fallimentare, anche in rapporto a quel Milan, l’esonero e un anno, peraltro pagato dal Milan, con l’idea di lasciar perdere. Poi la coraggiosa, perché pochi con il suo passato calcistico lo avrebbero fatto, ripartenza dalla Lega Pro con il Venezia, una promozione in B (con uno squadrone, per la categoria) ed un ottimo campionato di B con promozione sfiorata. Una seconda chance in A con il Bologna, un esonero abbastanza rapido con Mihajlovic al suo posto, e il solito dubbio: sarà capace? Ripartenza dalla B con il Benevento ed adesso terzo tentativo in A con la stessa squadra, dopo una stagione quasi trionfale.

Cosa vogliamo dire? Che il calcio di Serie A ha specificità tali, prima fra tutte che i giocatori contano in ogni senso più dell’allenatore, che la riconversione è più difficile. Anche con un club che ti protegge e che per qualcuno comunque vincerebbe anche allenato dal salumiere sotto casa di Agnelli. Per questo Pirlo è una super scommessa, come lo fu Seedorf al Milan e come, pur con qualche piccola esperienza, lo sono stati Inzaghi al Milan e Mancini e alla Fiorentina.

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