Perdono per Recalcati

12 Giugno 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sulla Riva degli Schiavoni per chiedere scusa a Carlo Recalcati e toglierci il basco davanti a Max Menetti, nella speranza che il primo capisca e il secondo ci prepari finalmente uno dei manicaretti per cui va famoso. Pensavamo che Micione Charlie avesse un patto con la fortuna. Nella carriera ha avuto tutto: tre scudetti in città diverse, gloria Azzurra, argento olimpico. Visto come si stava riducendo l’organico di Reggio Emilia eravamo sicuri che toccasse a lui la finale, badate bene, non contro la strafavorita Milano, bensì contro Sassari che nella sua redenzione difensiva, vera, sofferta, nasconde sempre il gusto per il peccato del corri e tira che a Venezia sarebbe andato bene.

Non è accaduto. Capolavoro di Menetti, della società, del Cinciarini che preferiva l’uovo dell’Eurolega sicura piuttosto che la probabile gallina dello scudetto, l’unico a rammaricarsi per l’uscita di scena, con tanto di sceneggiate, pugni in faccia ai nessuno dello spogliatoio, nessuno scelti non a caso dove vogliono comandare da fuori, amici-nemici vicini e lontani, gli stessi che ti stringono al petto ma, intanto, fanno sapere che sei un birbante: sperperi denaro per bevande costose, balli fino a tardi, porti la moglie, l’amante in “ritiro”.

Le maledizioni dell’Emporio, caro Peterson, non assomigliano proprio agli anni d’oro di Milano del primo scudetto ghiacciato, anche se furono tante le finali perdute. Alcune anche per colpa dell’allenatore, ovviamente. Era una società con dentro un’anima, capace di proteggere tutti, persino chi esagerava nelle richieste. Comunque sia Milano adesso aspetta di capire cosa pensava re Giorgio dietro i suoi occhiali, scuri come l’umore dopo il flagello di Lawal. Ipotesi che spaventano i fantaccini della “società modello” reinventata, come il basket secondo la Lega, accidenti, che fanno pensare a fughe dopo aver detto in faccia vigliacco a chi se lo merita e qualche giocatore non ha gradito di sentirsi accusare dopo aver eseguito l’ordine tassativo del fallo. Dicono che Hackett pensi a Dallas, quindi non alla Nazionale come si sperava? Mah. Al raduno di Azzurra scopriremo tante cose, per adesso Petrucci ha portato persino il segretario Bertea all’europeo delle azzurre. Poi penserà ai maschietti: quelli che ci saranno, ovviamente. Tutto tace nella pausa pranzo per troppi che non giocano più da tempo.

Ma torniamo al Charlie. Si pensava che sarebbe stato lui il finalista, giocava nella sauna al Taliercio, bei progressi cari legaioli visti i campi dove si è giocato e si giocherà, mentre a Sassari, fra brindisi e sogni, scoprivano che nella tonnara di Milano avevano esagerato solo i giocatori con la Dinamo sul petto, squalifica per Lawal l’uomo che ha mangiato sui tetti del Duomo di Milano, o, perlomeno, sulla testa di chi se sentiva già importante come il Duomo. Non aveva fatto i conti il Recalcati con una coppia come quella tutta fosforo e anima di Reggio, il duo fagolosi Cinciarini-Kaukenas, sulla gioventù delle teste quadre. Certo paghi se speri che a tirarti fuori dal pantano sia uno come Dulkys o, peggio, come l’Aradori di cui si ricorderà soltanto quella barba da speziale del Cairo.

Gloria a Reggio Emilia. Una società forte, vera, pure lei tormentata, come del resto Sassari, dal pettegolezzo sull’allenatore da mandare via. Porta fortuna, aiuta se i giocatori sono onesti e sanno come stanno le cose. Certo serve la società a puntellare. In altri posti puntellano, ma intanto preparano l’umiliazione. Vuoi stare con noi? Dimezzati lo stipendio. È accaduto. Accadrà. Pagare poco, Partire per salvarsi.

Certo questo ballottaggio perso dalla sua Reyer plurifinalista in sette manifestazioni giovanili non darà il sorriso che serve al candidato sindaco Brugnaro nello spareggio delle urne contro Casson, una sfida con la sinistra che sembra spaccare famiglie di gondolieri dell’opinione. certo la caduta sembra meritata. Troppi regali quando era tempo di raccogliere, vacanze anticipate che sono costate l’eliminazione.

Mentre Milano sfoglia le margherite per la nuova panchina. L’uomo da scegliere deve piacere ai Gentile, sì, perché potrebbe arrivare a Milano anche il fratello che in Brianza lascerebbero andare. Pianigiani? Li ha voluti insieme in nazionale. Djordjevic? Ha svezzato il petit Alessandro a Treviso, conosce il problema, il sistema, dalla purificazione dopo certe delusioni, adesso si sente forte per riprendere la Milano che gli era stata tolta dopo i giorni dolorosi, parole presidenziali, del licenziamento di Lino Lardo.

Finale imprevista, inedita. Una prima per due, Sassari e Reggio Emilia, che essendo arrivata davanti ai sardi comincerà la rumba domenica nel bigio pala Bigi che non veniva considerato degno per una coppa europea, la terza in ordine d’importanza, poi vinta a Bologna. Fateci caso ma questa finale chiude, in pratica, anche il grande ciclo senese perchè della dinastia dorata pluricampione resta in pista soltanto Kaukenas, mentre Cantù può vantarsi di avere tre giocatori che contano tanto, dove giocano adesso, purtroppo per loro, nella finale, dal Cincia bocciato dal Trinca, al Brooks, sempre considerato poco fra le lamiere del Pianella, oltre a Kaukenas, uomo e gigante per tutte le stagioni anche a 38 anni. Il capolavoro di Menetti senza centri e ora i petrucciani cosa diranno visto che il giustamente accantonato è il Cervi che prima di essere un vero giocatore importante ha cercato un ingaggio importante, sapendo bene di non essere pronto? Un po’ come i discorsi sui viaggi verso NBAland per italianuzzi con l’acne tecnica. Tenere a sedere chi non capisce. Magari lo avesse fatto Banchi. Ma forse era lui a non capire.

Pagelle con risotto al nero di seppia, influenzate, come quelle sull’Armani dalle ultime esibizioni, perché i giocatori li valuti quando ogni tiro pesa davvero, non se ti mordi il pollice per sfottere i Capuleti e fai il tracotante avendo dietro i Tebaldo di queste nuove storie cestistiche.

GOSS 6.5: ha dato quello che aveva, una difficile carburazione, un faticoso arrivo dopo il lampo inutile in gara sei.

JACKSON 6: per la grinta anche se come dicevamo ai tempi della coppa Italia sembrava in esubero in una squadra di morbidoni che aveva bisogno del suo ferro, peccato che il fuoco non fosse sempre acceso.

VIGGIANO 5.5: una fase con i colori della felicità, per il resto partenza e arrivo con tante contraddizioni.

PERIC 6.5: tanti bei progressi, partitoni, ma anche fughe verso l’asilo dell’incomprensione. Bella tecnica, poca solidità, più alti che bassi, ma l’eliminazione passa dal suo buio senza vedere.

ORTNER 6.5 : l’uomo che vorresti sempre avere in trincea, ma troppo solo e la schiena, alla fine, gli ha detto che era al capolinea.

RUZZIER 5.5: ci piaceva la sua faccia tosta, meno quel vestirsi da mummia sul campo, meno quel suo non prendere atto di debolezze fisiche evidenti, di problemi che andavano risolti dando il massimo quando Stone diventava di pietra.

STONE 6: ha superato indenne la fase del rigetto per lo straniero che non fa bambini con i baffi e segna spesso. La sua atipicità ha dato forza alla Reyer nelle acque chete della laguna, meno dove c’era tempesta.

RESS 6: ha fatto grandi cose, ma poi i muscoli urlano e la testa non risponde più come nelle due partite finali.

NELSON 6.5: trattato senza guanti eppure era l’unico a far girare tutta la baracca. Certo fisicamente un passo indietro al nuovo mondo, ma la testa era a posto. La sua, non quella degli altri.

DULKYS 5: ha fatto la fine di tutti i ratti tiratori, quando la mira e la fiducia mancano diventano giocatori utili soltanto agli avversari per ripartire.

ARADORI 4: non sarà tutta colpa sua, insomma lo avevano pregato a Venezia di fare uno strappo alla sua stagione nella bassa Europa, ma quella mollezza ci ha messo di cattivo umore. Come succede per gli assi protetti di casa nostra c’è sempre la scusa dell’infortunio. se fai venti leone, se sbagli, caviglia, schiena, dito indice, spesso il medio. Insomma sembrava il Cerci che il Milan credeva di aver rubato all’Atletico dove non vedevano l’ora di fargli la valigia.

RECALCATI 6.5: un altro capolavoro gestionale, ben aiutato dalla coppia di assistenti, peccato che alla fine la saponetta gli sia scivolata dentro la doccia e la squadra sia inciampata proprio al momento della fiesta. Intanto semifinale storica. Non è poco.

Post scriptum: sarebbe un fine settimana da vivere a casa Raffoni in quel di Forlì. per la vera nostalgia battaglia Fortitudo Bologna-Siena per una delle tre promozioni alla serie superiore. La vigliaccheria, affetto per due società che hanno fatto davvero storia, per chi ci lavora oggi, ci ha tenuto lontani, ma abbiamo mandato lo spione che, in tanti casi, diventa pure badante.

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

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