Olympic Games Tokyo 2020, ritorno arcade

30 Giugno 2021 di Stefano Olivari

I videogiochi multisportivi non hanno mai avuto troppa fortuna, per varie ragioni con una sopra tutte le altre: ai ragazzi, figli dei loro genitori, importa soltanto di pochi sport, sempre quelli. Per non dire sempre quello. Questo non toglie che Olympic Games Tokyo 2020 sia un titolo molto interessante, che si distingue dalla massa per la sua filosofia dichiaratamente arcade: il gioco per il gioco, senza narrazioni da sceneggiatori frustrati, modalità carriera e duecento scelte da effettuare prima di scendere in campo.

Disponibile per PlayStation, Xbox e un po’ per tutto, Olympic Games Tokyo 2020 è prodotto dalla SEGA e si articola in 18 giochi-sport, a cui possiamo partecipare creando un nostro avatar. Atletica, nuoto, pallacanestro, rugby a sette, tennis, beach volley, calcio, eccetera: tutto nella direzione della massima giocabilità, quindi usando non più di tre tasti del controller, e con una grafica che vuole esaltare proprio l’aspetto arcade e, per esprimersi in italiano, ludico. Non aspettiamoci quindi di trovare la faccia di LeBron James, del resto a Tokyo non ci sarà nemmeno quello reale.

Aspettiamoci però un certo clima da mondo Nintendo (il gioco è anche per la Switch), coinvolgente e divertente ma non per ossessionati dagli eSports. Per quello che abbiamo visto smanettando sulla versione del gioco per Windows (non c’è invece quella per il mondo iOS, purtroppo), molto ben fatti l’atletica (100 metri, 110 ostacoli, salto in lungo e lancio del martello) e il nuoto (100 stile libero e 200 misti), ma con tutti gli altri si passa dalla decisione di giocare alla gara in pochi secondi.

Olympic Games Tokyo 2020 può essere giocato in due o otto persone, anche online, ma l’idea che ci siamo fatti, in attesa di testarlo (a scrocco) anche sulla PS5, è che sia pensato per il singolo che voglia svagarsi per qualche minuto senza troppe menate o ragionamenti su trick, upgrade, card e tutto ciò che spinge i videogiochi lontani dalla loro vera essenza. Video e giochi, senza voler entrare in mondi paralleli o avere ambizioni professionistiche. Bello.

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