Non è un grande allenatore

17 Maggio 2010 di Marco Lombardo

di Marco Lombardo
Giudizi rigorosamente non richiesti su striscioni, Mourinho, Ranieri, Leonardo, Del Neri, Rossi, Ferrara e gli altri… 
A noi grandi ex quello striscione appeso al pullman dell’Inter ha dato fastidio. A prescindere dal fatto che non ci fosse premeditazione (ma quasi tutti però sanno leggere, quindi lo striscione sarebbe stato da stracciare subito). Abbiamo rotto le scatole per anni ad Ambrosini, è giusto che lo si faccia anche con lo staff nerazzurro: una cosa sono gli sfottò, un’altra l’insulto gratuito. Ci auguriamo che qualcuno ora chieda scusa. Detto questo,passiamo a dare un giudizio (non richiesto, peraltro) sui protagonisti del campionato appena concluso. 
JOSE’ MOURINHO – Chi vince ha sempre ragione, chi vince così forse di più. Ovviamente anche oggi molti giornali hanno sfogato ancora un po’ di livore nei suoi confronti, essendo lui reo di parlare chiaro e di parlare troppo (ma quando? Dalla partita delle manette avrà rilasciato cinque interviste). In realtà Mourinho non è uno che si nasconda dietro le frasi fatte ed è in questo – ma non solo – che ha cambiato la mentalità dell’Inter e del nostro calcio. Quando dice che gli danno fastidio le pacche sulle spalle di quelli che poi quando si gira lo attaccano, ha pienamente ragione: anche perché ora tutti fanno a gara ad essere come lui. Si dice: non è un grande allenatore. Come no: trovate un’altra squadra che ha saputo adattarsi a più moduli in una sola stagione, finendo per vincere sempre. Risultato: Mourinho disse che il calcio italiano non l’avrebbe cambiato e ma che lui avrebbe tentato di fare il contrario. Guardi come giocano ora le avversarie e come sono stati accolti dai tifosi il secondo posto della Roma e la retrocessioni del Siena. C’è ancora molto da lavorare, ma questi sono segnali. Se il prezzo da pagare è che tutti siano contro di lui, se ne faccia una ragione. Ma soprattutto non se ne vada. 
CLAUDIO RANIERI – Per la vulgata gentiluomo e grande motivatore. Nulla di nuovo, insomma: soprattutto perché è arrivato ancora una volta secondo. Molti si dimenticano chi fra lui e Mourinho sia stato il primo ad attaccare, di sicuro la fine è sembrata la recita di un attore di periferia. A cominciare dalla finale di Coppa Italia, per la quale è passato come pompiere mentre i suoi giocatori in campo picchiavano come fabbri. Insomma: se un allenatore è lo specchio della sua squadra, allora Claudio è nel posto giusto. De Rossi ha detto: ha vinto la migliore. Considerato che Ranieri è partito dalla terza giornata a zero punti, il calcolo dice che ha fatto più dell’Inter. E dunque che è un grande allenatore. Ma chissà perché ha vinto ancora Mourinho. 
LEONARDO – Ricordare un anno fa? “Leonardo sarà il nuovo Capello”, dicevano a Milanello e palazzi più alti. Lui ha preso una squadra senza difesa, con un Kakà in meno e un Ronaldinho (imposto) in più e l’ha portata al terzo posto, sfiorando addirittura la vetta della classifica. Praticamente un miracolo, visto che non è un allenatore. E invece no: la sua squadra gioca male, gli è stato rimproverato. Peccato che il Milan sia stato il terzo attacco del campionato, ma soprattutto la seconda difesa. Già, con quella difesa. Se ne va perché ha capito l’aria che tira già da tempo. Tra un po’ scopriremo chi tra lui e il Milan ci ha perso di più. Scommettiamo? 
LUIGI DEL NERI – Il vero miracolo non è la Champions ma come ha disinnescato Cassano. E in questo ha dimostrato il suo salto di qualità. A questo punto un allenatore che si conquista la Champions di solito se la vuole giocare, lui invece preferisce ripartire dai preliminari di Europa League e lavorare su un nuovo progetto. Se gli riesce è un fenomeno, e probabilmente è arrivato il momento di giocarsi il jolly. Uno scudetto – nel calcio di oggi – alla Sampdoria non si vince, domani con la Juve forse sì. Se alla Juve sapranno avere l’inevitabile pazienza. 
DELIO ROSSI – Con quella faccia un po’ così nessuno aveva avuto il coraggio di dargli una squadra da grandi ambizioni. Lui è bravo ma un po’ troppo rustico, ecco la colpa. Praticamente il Mourinho dei poveri. Ha sfiorato la Champions e lanciato molti giovani: se il Palermo resta questo avrà grande futuro. Se Zamparini torna il solito magari invece non dura. Intanto, qualcuno, a Roma rosica. E almeno in questo caso non è giallorosso.
CIRO FERRARA – E’ arrivato come un raccomandato di Lippi in una squadra con un dirigente plenipotenziario che credeva di sapere di calcio solo perché sa far quadrare i numeri. Insomma: non è stata solo colpa sua e il tabellino di marcia di Zaccheroni ne è una prova. In pratica: è rivedibile, soprattutto se riuscirà ad affrancarsi dal suo maestro. E se capirà che una partita sola (quella della vittoria contro l’Inter) non vale tutto il campionato: dopo quella infatti la Juve è crollata. 
GLI ALTRI – Mettiamo Mazzarri capofila della categoria degli incompresi: lui è stato recuperato dal Napoli è ha portato la squadra in Europa, l’importante ora è che non si monti la testa perché è bravo. Gli altri sono quelli protagonisti del via vai delle panchine di serie A: in qualche caso hanno fallito, in altri hanno pagato scelte dissennate della dirigenza. Ma soprattutto, in ogni caso, il tutto è la dimostrazione che per fare il presidente non bastano i soldi. Moratti lo ha imparato a proprie spese.  
Marco Lombardo
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