Murray senza interruzione

30 Giugno 2009 di Stefano Olivari

Visto che nel tennis ognuno per fortuna rappresenta solo se stesso e non nazioni o peggio ancora paeselli, siamo contenti per il quarto (e forse non solo, anche se la Dementieva rispetto al solito sta servendo bene) di finale della Schiavone perchè ci piace il suo gioco ed abbiamo seguito fino alla fine i cinque set di Murray e Wawrinka terminati ieri sera alle undici meno venti di Wimbledon. Dopo il ‘chi se ne frega’ di una fortunata epoca di Cuore, il pensierino del mattino: le tradizioni quando sono stupide si possono buttare, essere vecchi non è un valore. Quanti Wimbledon rovinati dalla pioggia, con partite falsate e giornate degli appassionati condizionate (certo, al giornalista che è lì pagato non poteva fregargliene di meno, si prendeva le sue fragole e aspettava che Rosewall e Hoad tornassero in campo), quanto tempo televisivo regalato ad altri sport o al nulla. Milioni di persone banali come noi pensavano bastasse un tetto e l’illuminazione artificiale, soluzioni costose (ma il torneo da solo mantiene tutto il tennis inglese e genera lo stesso utili spaventosi) però con tecnologia disponibile già mezzo secolo fa. Adesso sono arrivati e la bellezza del tennis in prima serata farà di sicuro cambiare molti programmi negli anni a venire. A volte le cose vecchie sono semplicemente vecchie, come la ridicola domenica di stop a metà torneo che tuttora resiste. Nel 1992 ogni quotidiano aveva il suo elzeviro sulla poesia del portiere che poteva prendere con le mani i passaggi all’indietro dei compagni. Invece si può andare avanti, senza per forza trovare il buio.

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