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Anni Ottanta

Moser o Saronni?

Indiscreto 09/06/2020

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Moser scacco al tempo è un documentario di qualche anno fa che non avevamo visto ma che abbiamo recuperato grazie ai vari Buffa presenta su Sky Sport, in cui l’ex (purtroppo) telecronista NBA introduce in stile Claudio G. Fava documentari sportivi di altri. In alcuni casi anche celeberrimi, come Once Brothers su Divac-Petrovic o Il Profeta del Gol su Cruijff, curato da Sandro Ciotti. Li rivedremo tutti, ma questo su Moser era per noi inedito e ci ha colpito.

Scritto e diretto da Nello Correale, Moser scacco al tempo non ha certo il suo punto di forza nella carriera del grande campione trentino: anzi, molte sue parti (il Giro del 1984, le tre Roubaix, i Mondiali vinti o persi di pochissimo) sono davvero tirate via per dare più spazio al record dell’ora di Città del Messico, importante sotto vari profili (in tribuna si nota anche Bearzot, non ce lo ricordavamo) ma certo meno emozionante del ciclismo vero. Tanto è vero che Moser iniziò a pensarci ritenendo di essere in declino ed oggi comunque, con tutto il rispetto per Campenaerts, non importa a nessuno.

Il punto di forza del documentario, che poi è un monumento a Moser, è l’attualità. Con Moser calato nella sua azienda e nella sua realtà ancora agricola, sia pure agricola 2.0, e in contesto a misura d’uomo che non gli ha impedito, anzi, di conquistare il mondo. Una vita di altri tempi e una famiglia davvero di altri tempi (cosa davvero avranno pensato di Ignazio al Grande Fratello?) se si pensa che Francesco Moser è del 1951 ma suo fratello Aldo è del 1934 ed ha fatto in tempo a correre con Coppi.

Con un bello spirito Beppe Saronni si è prestato a fare da spalla al racconto, mentre più banali sono stati gli interventi di Merckx e Hinault. Proprio la rivalità Moser-Saronni, l’ultima grande rivalità del nostro ciclismo anche se per qualche anno Bugno e Chiappucci ci sono andati vicini, è l’altra parte riuscita di un documentario comunque più che guardabile. E che ci ispira un Di qua o di là telefonato ma non per questo meno coinvolgente, almeno per chiunque abbia tifato Moser o Saronni nell’epoca ben raccontata da Simone Basso nel suo In fuga dagli sceriffi. Domanda con un solo livello di lettura: Moser o Saronni?

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