Messina in Ferrari

25 Marzo 2024 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sotto la cascata nera in un parco islandese raccontando a nuovi amici il risveglio delle Ferrari nella settimana dove Ettore Messina ha cambiato macchina ed è salito su una rossa anche senza il servosterzo. Oasi del silenzio, senza avere intorno pecore dalle grandi corna, diciamo tutti quelli che regalano flatulenze di pensiero in un mondo che sa di essere vicino al disastro e non soltanto per colpa di chi crede che l’intelligenza artificiale risolverà ogni problema e ancora crede nella pace olimpica o della Pasqua.

Acqua fresca rimpiangendo di non aver avuto una badante per andare al centro di cultura italiana a New York per vedere ancora una volta il magnifico lavoro di Finazzer Flory su Sandro Gamba, Un coach come padre, il docufilm che nella Grande Mela, alla fine di un lungo e pluripremiato viaggio, ha radunato un mondo speciale, molti con scarpette rosse come Arturo Kenney e il senatore Bradley, altri che hanno fatto storia in America e in Europa come Calzonetti e il Walter Szczerbiak del grande Real Madrid. Una sofferenza  da egoisti, perché la festa come scrive Arturo è stata bellissima. A noi restano le briciole di una settimana dove avremmo dovuto dare retta ai tanti saggi incontrati lungo la strada della vita, quelli che, come dicono i parenti veneti, consigliano sempre di seguire un detto popolare: “Prima di parlare taci”.

Lo dovremmo fare in tanti. Quelli che ironizzavano sulle Ferrari. L’esercito delle scimmie che dopo ogni partitaccia dell’Armani davano la colpa soltanto al Messina che certo li aveva incoraggiati all’insulto facendo l’allenatore, la storia dice che è fra i più bravi, ma anche il presidente manager e qui, ancora oggi, pure dopo la settimana magica in cui ha battuto le prime della classe in Eurolega e si è pure portato via sulla sirena malvagia con Napoli lo scalpo dell’avversaria da cui le aveva prese sempre in stagione. Non abbiamo tirato in ballo i processi sommari, i linciaggi del calcio, questa mania di prendere esterni sapendo che a rimbalzo sei debole, abbiamo fatto finta di elogiare tutto lo sci, pur sapendo che soltanto le nostre donne di ferro sono state brave davvero (a proposito grande Manuela Di Centa da Fazio nel trentennale della sua magica olimpiade a Lillehammer), mentre gli ometti  ballavano il tango con troppe scioline sbagliate.

Adesso ci terremo alla larga dal giudizio sommario e dall’elogio per un  bel pezzo anche con  l’atletica fidandoci del miele che serve per rendere dolce l’avvicinamento all’europeo che  precede dure Olimpiadi in anno bisesto dove, sicuramente, non ci sarà pace come dovrebbero esigere tutti quelli che andranno nei villaggi oltre la Senna. Siamo sicuri che Jacobs stia benissimo e vada fortissimo e così anche Tortu che sta provando pure lui la cura della Florida. Diciamo che se non abbiamo avuto fretta per la Ferrari dovremo fare la stessa cosa con i nostri velocisti d’oro.

Ma torniamo alla cascata nera che per noi è cenere cestistica in una giornata dove Sassari è tornata sulla terra, dopo il trittico magico, scoprendo che se Trento può pensare soltanto al campionato è sempre un bel progetto nella città che fra volley e basket davvero regala meraviglie, culla ideale per la festa dello sport in rosa che si fa in quei teatri da qualche anno. Sotto la cenere anche la Venezia che pensavamo guarita o comunque, risanata. A Cremona si è visto di tutto, ma siamo contenti per Cavina e Vanoli.

Pagelle respirando vivo con il Domenicale campaniano dedicato a Belinelli, lasciando appunto da parte  prima e seconda in classifica  che hanno spostato al lunedì il loro faccia a faccia, una Brescia non felicissima anche se in testa al gruppo, una Virtus Bologna che da troppe settimane sembra davvero un’armata senza artiglieria al centro come vaticinava Scariolo, una costruzione fragile come la stessa Milano perché il sentiero indica che si sta bene all’ombra dei grandi tiratori e non dei grandi centri e dei buoni rimbalzisti. La chiamano la via americana, quella dell’orgasmo veloce, senza preoccuparsi dei faticosi preliminari nel corteggiamento quelli che sul campo si chiamano difesa e fatica per andare a prendere i palloni vaganti.

10 Al MELLI capitano dell’Armani che ha risposto nell’unica maniera in cui devono farlo i campioni quando qualcuno mette in dubbio la loro fedeltà al ruolo, alla squadra, alla società. Certo chiedergli di fare il boia e l’impiccato per oltre 100 partite all’anno dovrebbe far denunciare il suo agente.

9 A Davide DENEGRI il bersagliere di Tortona che sull’ottovolante della partita della sua Cremona, avanti tanto nel marasma veneziano, sotto di 14 nel momento in cui MOLIN ritrovava mezza squadra sperduta con l’espulsione di Spahija dopo 3 minuti, ha trovato la forza per dare una mano allo scatenato Lacey dell’ultimo quarto.

8 A TREVISO e a VITUCCI per aver trovato la luce sul difficile campo della PISTOIA che, come Sassari, ha pensato bene di farci passare per visionari (sì, anche incompetenti come dicono in tanti) tipo i fantasmi quelli di Sassari dopo gli elogi delle ultime settimane.

7 Ad Ettore MESSINA che con la vittoria numero 470 in campionato ha raggiungo Bianchini e, se saprà resistere ai veleni che  spettano a tutti gli allenatori nella Milano da bere e da ingoiare, chiedere a Pioli e anche ad Inzaghi, magari l’anno prossimo potrebbe raggiungere il Rubini a quota 501 come Pancotto, i grandi che nella storia inseguono Recalcati 546 e Tonino Zorzi 525.

6 Al  FORRAY delle oltre 400 partite con Trento che anche nella vittoria su Sassari ha giocato da vero capitano in una partita delicata che rilancia il GALBIATI giustamente riconfermato già nel periodo in cui tutto sembrava andare male come si fa nelle società serie.

5 A REGGIO EMILIA davvero troppo crudele nel giorno del ritorno al successo anche in trasferta perché infierire su quella Pesaro era davvero da maramaldi. Bravi tutti, ma anche la coppia italiana Vitali-Chillo ha lasciato un bel marchio.

4 Al meraviglioso SAKOTA che tiene ancora in rotta per la salvezza la sua BRINDISI perché i bei viaggi nelle debolezze altrui  rendono angoscioso il finale di stagione in città dalla grande storia. Purtroppo 2 retrocessioni devono esserci e allora speriamo che chi dovrà cadere non resti nel bel purgatorio di A2 per troppo tempo.

3 Al KAMAGATE che sta facendo belle cose a Tortona con DE RAFFAELE se non si pentirà di aver confuso Messina che al momento si gode comunque altre vendette coi ripudiati come col James sverniciato in eurolega. Certo ai tiri liberi  lo avrà convinto meno che a rimbalzo.

2 Alla SCAFATI che non ha saputo esaltarsi nella giornata in cui Alessandro GENTILE è tornato a fare la voce grossa da tiratore oltre che da regista come sogna BONICIOLLI.

1 A Neven SPAHIJA per non aver subito capito la terna arbitrale guidata dal LANZARINI mentre la sua REYER sprofondava, di non essersi mangiato una lingua solitamente cordiale e raffinata dopo 3 minuti orribili. Certo vedendo certi giocatori possiamo comprendere il suo stato d’animo.

0 Alla PESARO che ha fatto dire all’argonauta SACCHETTI “Siamo stati vergognosi”. Senza nulla togliere a chi li ha frantumati  bisogna dire che chi ha costruito questa squadra meriterebbe il pattino ad honorem.

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