Mancini dalla statua a Ventura

3 Settembre 2021 di Stefano Olivari

L’Italia di Roberto Mancini contro la Bulgaria non ha giocato affatto male, fra l’altro era in pratica la stessa di Wembley tranne Acerbi (Chiellini conservato per la Svizzera) e Florenzi (inspiegabile l’esclusione di Di Lorenzo), però adesso prima della partita di Basilea la lotteria dei gironcini (o meglio, tabelloncini a quattro) delle seconde è diventata più di un’ipotesi per la squadra campione d’Europa in cui gioca il probabile Pallone d’Oro. Scenario da incubo, parlando di grandi nazionali, anche per Spagna e Olanda. Magari lunedì, il giorno dopo aver battuto la squadra di Yakin, faremo discorsi più ottimistici, quindi la domanda va sparata adesso: cosa significherebbe per il calcio italiano saltare il Mondiale per la seconda volta consecutiva? Oltretutto il Mondiale cani e porci di oggi, non quello a 16 squadre del 1958. Dalla statua equestre di luglio, con l’esaltazione anche della sua coda dal salumiere, a nuovo Ventura: il calcio è senza memoria.

2. Inizia stasera la Supercoppa di pallacanestro, che tanto supercoppa non è visto che partecipano tutte le squadre di A (le migliori 4 dell’anno scorso aspettano alle final eight di Bologna le 4 prime dei gironi), con il solito festival degli sconosciuti e lamentele anche fondate per il limite di pubblico al 35% della capienza. Pensando però al girone di andata del campionato 2019-2020, l’ultimo con un vero pubblico, ricordiamo che la media di incassi a partita fu di circa 61.000 euro, con differenze enormi fra una Virtus Bologna (191.000) e Cremona (29.000). E che il budget annuale per una squadra da retrocessione si aggira sui 3 milioni. Traduzione: in ogni caso l’apporto del botteghino è marginale.

3. Non recensiremo È stata la mano di Dio prima di averlo visto, andando quindi contro tutta la storia di Indiscreto. Certo è che il nuovo film di Paolo Sorrentino, appena presentato a Venezia, conferma la differenza fra Maradona e gli altri fuoriclasse della storia del calcio, magari più forti e vincenti di lui. Non è l’ennesima opera su di lui, fra l’altro ne sta arrivando uno nuovo su Amazon, ma è la rielaborazione della storia personale del regista, da adolescente in più di un senso salvato dal suo idolo. Dici Maradona e ti si apre un mondo, senza bisogno di storytelling.

4. Nella stagione degli allenatori-parafulmini il più parafulmini di tutti è ovviamente José Mourinho. Ma forse nemmeno lui pensava che gli sarebbero bastate due partite di campionato per vedere l’uscita del primo libro, Ave Mou scritto da Giancarlo Dotto, sulla sua vita alla Roma. Sarà anche in declino, avrà anche una squadra senza capo né coda, ma mediaticamente rimane il numero uno.

5. Il caso US Open è clamoroso, al di là dell’ovvia considerazione, fatta da tanti (noi abbiamo letto quella della Azarenka) sul pubblico obbligato a vaccinarsi e sui giocatori esentati. Perché nella media non diciamo i No Vax ma i prudenti-scettici sono fra gli sportivi, seguitissimi da ogni tipo di medico, in proporzione maggiore che fra la gente normale? Nemmeno facciamo il paragone con i giornalisti, anche in questa occasione cani da guardia del potere ma nel senso di farlo per conto del potere.

6. Ci dicono dal nostro bar di via Novara, dove Ping gestisce uno spaccio di green pass, che ieri Budrieri ha guardato Italia-Bulgaria in maniera molto distratta, riflettendo su queste parole di Antonello: “Le esperienze digital-first sono fondamentali per tutti i club, la nostra partnership punta più in alto. Grazie al digital banking di Zytara e alla tecnologia blockchain, aumenteremo la nostra portata globale per raggiungere un pubblico più giovane e digitalmente avanzato”. La vecchia colonna dell’ATM, ormai arrivata alle dodicesima vaccinazione anti-Covid, con dodici vaccini diversi (l’ultimo a base di Zigulì), avrebbe preferito morire con Fraizzoli ed invece sarà costretto a sputtanarsi la pensione con i fan token.

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