Malati per vincere

25 Marzo 2008 di Stefano Olivari

Seguiamo con affetto Cristian Chivu fin da quando l’Ajax lo prese giovanissimo, l’abbiamo frequentato a Roma, lo apprezziamo all’Inter e impazziremo quando chiuderà la carriera nella Steaua. A chi storce il naso solo all’idea che per l’ennesima volta parleremo di lui, al di là del fatto che il Direttore ci lasci liberi (del resto, non pagandoci…) di scegliere gli argomenti, diamo un consiglio: leggete le prime due righe. Poi siete liberi di tornare ai gustossissimi media nazionali che vi riempiono di notizie esclusive: e’ la settimana giusta, del resto. Senza partite di club chissa’ quanti straordinari pezzi di mercato: a proposito, Gerrard e Lampard hanno firmato? Abbiamo letto grandi pezzi sul fair play fra Inter e Juve, al di là della rivalità fra tifosi: giusto così, per chi crede che il giornalismo debba avere una funzionie educativa, ma sbagliarto per chi pensa che la verità sia più interessante di lezioncine etiche o di congetture di mercato. In sintesi: sabato sera Salihamidzic ha avuto la splendida idea, o qualcuno gliel’ha ispirata, di tirare Chivu per il braccio fin dall’inizio della gara. Non in maniera violenta, ma in maniera sistematica, scientifica, oseremmo dire chirurgica. Obiettivo dichiarato quello di fargli saltare la spalla, spalla che ovviamente è saltata. di sabato sera. Nell’intervallo Chivu se l’è rimessa a posto con dolore notevole ma anche con una competenza ormai acquisita. E’ diventato bravo, quasi come togliersi e rimettersi le scarpe. Non ci interessa farvi avere un’immagine eroica di un calciatore che fa solo il suo, giustificando lo stipendio e nulla più, anche senza la retorica del gladiatore. Però, come diceva alla fine della stessa gara, provate voi a correre con un braccio rotto per cinque minuti e poi vediamo se riuscite a sopportate il dolore. Giocare cosi ogni tre giorni e’ una pena tremenda. L’Inter chiama, lui risponde, fin qui tutto logico. Ha deciso di operarsi, a metà luglio, come avrete letto su qualche quotidiano (non su quelli più presuntuosi, che poi si riducono a copiare dai siti ufficiali). Lo farà ad Amsterdam, dallo stesso chirurgo che ha operato Bogdan Lobont, suo amico e compagno all’Ajax. Si tratta dello stesso infortunio, e se per un portiere ha funzionato alla perfezione allora a maggior ragione tutto dovrebbe andare bene anche per un difensore. Europei, matrimonio, intervento. Poi due mesi di stop, il primo di assoluto riposo. Gli abbiamo consigliato di operarsi appena finito il campionato, ma non intende rinunciare agli Europei. “Ho lavorato come un matto per qualificarmi, per quale ragione dovrei perdermelo?”. Quello che non manda giù è l’atteggiamento della sua nazionale, di cui fra l’altro è capitano. Per l’amichevole contro la Russia lo hanno convocato, fregandosene della spalla ballerina. Piccolo riassunto delle ultime due amichevoli: contro la Germania si rompe il braccio, contro Israele gioca per novanta minuti in dieci contro undici dopo aver fatto altri novanta minuti dieci contro undici con l’Inter (contro l’Empoli). Ed era appena tornato dall’infortunio. Sorvoliamo sul fatto che a Tel Aviv fosse arrivato alla una di notte con ritorno alle cinque del mattino. Per sua fortuna Mancini lo ha lasciato dormire in Israele chiedendo al club di trovargli un biglietto il giorno seguente. Ora gli tocca scendere in campo rotto e stanco. Non possiamo immaginare che Victor Piturca debba vederlo all’opera, saprà bene come gioca il suo capitano. Ma tant’è. Le federazioni si arricchiscono incassando i soldi dei diritti televisivi, i calciatori si spremono. Se si rompe, il giocatore è una femminuccia. Se si lamenta, un viziato. Vale per Chivu come per tutti gli altri mille rientri forzati, ‘per dare una mano alla squadra’. Lo diranno soprattutto coloro che per una linea di febbre si mettono in malattia una settimana. Aveva ragione Ancelotti: il calciatore non è un uomo sano, ma un malato che deve essere messo in condizione di giocare. Rispettando la sua salute, ad un un nazionale non dovrebbe essere consentito di giocare più di quindici partite a stagione con il suo club. Ma tanto sono ricchi e viziati.

Dominique Antognoni
dominiqueantognoni@yahoo.it

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