L’illusione di essere più furbi

27 Aprile 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Dalle quote con movimenti anomali bisogna stare alla larga, senza illudersi di essere più furbi di chi trucca le partite. O di chi le segue dal vivo, con informazioni privilegiate e una reattività che va ben al di là di quei secondi di ritardo nello streaming sul web.
A questo proposito è istruttiva la storia di Viktoria Azarenka nel recente torneo di Charleston. La tennista bielorussa, numero 9 del mondo, aveva come avversaria la sconosciuta McHale e come quota un corretto 1,10. Sul 4 a 1 per la Azarenka la quota ‘live’ sarebbe dovuta scendere almeno a 1,05, nella realtà l’abbiamo vista schizzare in un range fra l’1,40 e l’1,87 a seconda dei siti. Andamento assurdo anche dopo la vittoria dell’Azarenka nel primo set: tutti la davano perlomeno alla pari. Chi era a bordocampo (ogni grande bookmaker ha un osservatore) si è accorto del suo zoppicare, chi era a casa no anche perché nessuna tivù trasmetteva il match. La Azarenka si è poi ritirata per un dolore al ginocchio destro, beffando chi stava ‘caricando’ su di lei pensando ad un errore dei quotisti. Va detto che anche la settimana prima, a Marbella, si era ritirata e che il volume di giocate sulla partita non è stato anomalo: poche decine di migliaia di euro in tutto il pianeta. E’ quindi improbabile che una milionaria abbia barato per intascare pochi spiccioli. La morale è più importante dei fatti: mai puntare su quello che non si conosce o non si vede. I bookmaker commettono errori di valutazione, ma non al punto di aumentare la quota della favorita mentre sta vincendo.
stefanolivari@gmail.com
(pubblicato sul Giornale di oggi)

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