Musica
Ligabue o Sfera Ebbasta: chi sopravviverà?
Paolo Morati 05/12/2020
In questi giorni Ligabue ha pubblicato un nuovo lavoro intitolato 77+7. Si tratta di una doppia uscita con 7 inediti e 77 singoli rimasterizzati, per un totale di 8 CD e quasi sei ore di ascolto, per festeggiare i 30 anni di carriera e che arriva dopo aver pubblicato la sua autobiografia.
Questa volta non entriamo nel dettaglio dei 7 inediti che sono in perfetto stile Ligabue, con tutti i pro e i contro della situazione, da ascoltare senza impegnarsi troppo qualora si faccia costantemente il paragone con quanto il rocker di Correggio ha già dato. Vorremmo però un ragionamento più ampio, su uno scenario musicale ormai incontrovertibilmente cambiato e che vede i vecchi big name cresciuti nel mondo fisico fare più fatica sui media digitali di fronte ai nuovi nomi nati in tutto e per tutto in quello liquido.
Solo qualche dato. A guardare la top 200 quotidiana di Spotify – regno dell’ascolto free dei ragazzi – a dominare sono i soliti noti, con le canzoni del nuovo album di Sfera Ebbasta tutte nelle prime posizioni. Insieme a lui ci sono i vari Ghali, Ernia, Irama, Marracash… e tanti altri che – in attesa (vana?) che le nuove canzoni di Ligabue riescano a scalzarli – stanno formando i timpani di chi la ascolta in un fenomeno che appare ormai inarrestabile e che ha soppiantato anche l’onda che veniva creata dai talent e da quello che ruotava attorno a loro.
Un fenomeno che sembra vedere Ligabue e soci aggrapparsi al proprio pubblico storico, a chi compra ancora musica fisica (non a caso è il più venduto su Amazon), ai concerti (sempre che si riesca a farne ancora) e a chi sta crescendo e magari ha la salutare voglia di esplorare generi (non ci riferiamo ai contenuti) e suoni diversi anziché entrare in loop prodotti con l’auto tune automatico e un abuso dei cosiddetti feauturing che a loro volta vengono usati proprio da quella vecchia (o quasi) guardia per incuriosire chi non li calcola proprio nelle playlist.
Sfera Ebbasta ha oggi su Spotify quasi sei milioni di ascoltatori mensili (gli stessi di Laura Pausini, che ha tuttavia un enorme seguito in America Latina, per non parlare di Andrea Bocelli, cinque milioni ma fenomeno mondiale) mentre Ligabue si ferma appena al milione, poco sotto a Vasco Rossi (1,3 milioni) e Umberto Tozzi (1,2 milioni) e doppiato da Zucchero (oltre 2 milioni) per citare altri nomi italiani con cui è possibile fare paragoni ragionando sul fatto che un catalogo storico e forte può ancora in qualche modo generare dei numeri, seppure molto soggetti al periodo e alle uscite discografiche.
Un circolo ormai consolidato, quello dello streaming, anzi un circuito dove è difficile entrare, con playlist costruite ad hoc, e la domanda finale: cosa resterà di questi anni e di chi ci si ricorderà, musicalmente parlando?