Calcio

L’esercito della Confederazione

Stefano Olivari 14/07/2009

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di Stefano Olivari
L’esercito della Confederazione era formato in gran parte da uomini che difendevano campi che non erano loro, oltre alla proprietà di schiavi che non erano loro. Non ricordiamo chi l’abbia detta, forse Rhett Butler in Via col vento, ma questa frase ci è venuta in mente rivedendo l’esilarante siparietto fuori dal seggio elettorale fra Berlusconi ed un pensionato milanista (non il finiano Favalli, ma un pensionato vero): all’inizio critico e poi convintissimo dell’utilità di dare Pirlo al Chelsea, ancora un minuto e lo avrebbe accompagnato a Londra lui stesso. Ma anche il recente episodio di Varese, dove secondo alcuni zelanti giornalisti della casa un milanista contestatore sarebbe stato ‘zittito’ da tifosi (riuscite a immaginare un compagno di tifo che vi attacca perchè chiedete, educatamente, l’acquisto di un campione?), rientra nello stesso filone. I cronisti morattiani si sono invece comicamente trasformati in esperti di bilanci, mentre ai gloriosi tempi delle plusvalenze dormivano, per giustificare la triste attesa del ribasso del prezzo di due giocatori in declino: nessuno sa dove fossero quando il loro mito dava 16 miliardi di lire netti (!) a stagione a Recoba, o assumeva un allenatore il cui ingaggio sommato a quello del precedente sempre a libro paga è quasi uguale alla somma di tutti quelli di A e B messi insieme. Si consolano con i finti sms ‘José arrivo’. Dopo anni di richieste di colpi roboanti una stampa romana stranamente cloroformizzata, la stessa che riteneva un atto dovuto di Sensi pagare 70 miliardi Batistuta per una sola buona stagione, esalta la società leggera che ridimensiona i suoi obbiettivi. Con Okaka e Fioranelli (se quello del bravo Chinaglia era aggiottaggio questo come lo si può definire? Ieri mattina avevamo Cardia a pochi metri, ma non ci è venuta la domanda) si torna in Champions. E a Firenze cosa stanno scrivendo quelli che fino a due settimane fa straparlavano di progetto Della Valle? Niente, così come i giornali nazional-montezemoliani: non è ancora passata la sbronza per il terzo posto del Nurburgring, Felipe Massa sostituirà nel nostro cuore Felipe Melo. I casi sono quindi due: a) Dopo decenni di bombe di mercato e di inseguimento estivo degli istinti più bassi del tifoso i giornalisti sportivi hanno fatto un corso di finanza alla Cepu, o almeno alla scuola dove comprò il diploma anche Buffon; b) in periodo di crisi, con giornali semi-falliti e tivù che non pagano (una famosa si distingue nel corrispondere metà stipendio), tutti sono (siamo) consapevoli che le iniziative editoriali più solide sono quelle legate ai club. Bravo Elkann, lei sì che se ne intende: quasi come suo nonno.
stefano@indiscreto.it

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