Le mille Lucic di New York

3 Settembre 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Il tema del padre padrone è un classico del tennis, prima ancora che della pastorizia sarda. Questo sport (il tennis, non la pastorizia) comporta così tanti sacrifici personali, fin dall’infanzia e senza la rete di sicurezza del far parte di una squadra, che nella migliore delle ipotesi dietro a ogni campione c’è una famiglia molto appassionata e nella peggiore un padre come quello di Mirjana Lucic. Ieri abbiamo super-tifato per lei contro la Jankovic, per l’emozione del ritorno ad alto livello dopo un decennio trascorso fra inattività e crisi personali. Tifo inutile, visto il risultato, ma da molti segnali si intuisce che nel prossimo futuro non mancheranno altre occasioni. Vincitrice di tornei juniores dello Slam quando era ancora Under 14 (come lei solo Jennifer Capriati e Martina Hingis, fra l’altro amica ed ex partner di doppio), la ora ventottenne croata ha mostrato fin dagli albori una potenza nei colpi (in particolare servizio e diritto incrociato) che in seguito si sarebbe vista solo in alcuni brani di sorelle Williams.
Professionista dal 1997, pochi giorni dopo avere compiuto 15 anni, ha stabilito una serie di record di precocità ben elencati su Wikipedia. Fra gli highlights della sua prima vita è però doveroso ricordare il titolo di doppio all’Australian Open 1998 insieme alla Hingis e il clamoroso cammino nello Wimbledon dell’anno seguente: da numero 134 WTA, dopo aver battuto Seles e Tauziat,  fu fermata solo in semifinale da una Steffi Graf agli sgoccioli ma comunque numero 2 del gruppo. A 17 anni il futuro sembrava suo, invece in pochi mesi ha perso quasi tutto. I soldi, investiti in maniera ignorante dai consulenti, ma soprattutto il rapporto con un padre che comunque era meglio perdere che trovare. 4 anni anonimi e poi nel 2003 un ritiro non dichiarato ma purtroppo reale. Qualche torneino ITF, qualche qualificazione a tornei seri mai superata, qualche wild card generosa (Roma la più importante) in omaggio a quella che sarebbe potuta essere, lunghi mesi sul divano ad aspettare che la vita passasse in fretta. E’ passato il padre, almeno, mentre il resto della famiglia (tutti sportivi, i due fratelli maschi fanno i maestri) ha tenuto. L’anno scorso il ritorno in finale in un ITF (in Portorico contro la De Los Rios, nota da noi anche come moglie di dell’ex Cremonese Gustavo Neffa), nel 2010 la voglia per niente matta di recuperare il tennis perduto.
Non è una caso che nel suo profilo sul sito della WTA manchi il nome del padre, Marinko, fra le altre cose suo primo allenatore. Un signore che nel 1998 diventò famoso poprio per la denuncia della figlia, che dopo aver vinto al primo turno degli Us Open contro la Boogert fece sapere di non voler avere più nulla a che fare con lui. Percosse fisiche e crudeltà psicologiche che la indussero a chiederne l’allontamento dalle tribune nei tornei a cui partecipava. Il punto più basso era stato toccato durante lo Wimbledon di qualche mese prima, quando Marinko aveva alzato più volte le mani contro la figlia predestinata (ce ne sono altre due, oltre ai ragazzi) e contro la moglie Anjelka che cercava di proteggerla. Basta ricordare le parole di Mjriana dell’epoca: ”Ho preso tante botte da mio padre quante non ne potete nemmeno immaginare. Le prime a cinque anni, quando persi una partita contro una bambina di dieci”. Una storia che è qualcosa più di violenza di un frustrato: Marinko Lucic da giovane era stato un atleta di valore internazionale (nel decathlon) ed era un uomo ricco, senza bisogno di farsi manatenere da una figlia tennista. Come spiegare 40 minuti di scarpate in testa, dopo il ritorno da un torneo in cui era arrivata in semifinale? Come spiegare la fuga notturna da Zagabria di tutta la famiglia, con l’aiuto dell’amico Goran Ivanisevic, chiedendo asilo negli Usa? Tutto questo in mezzo a premi ed ingaggi scomparsi, che il padre allenatore riteneva gli spettassero di diritto. Messo al bando dalla WTA, più o meno come era successo al padre di Mary Pierce, anche da lontano ha continuato a fare danni. Psicologici e finanziari, al punto che Mirjana ha dovuto per anni limitare l’attività anche per mancanza della possibilità di viaggiare.
In mezzo a tutto questo, in una biografia pazzesca, anche una lunga causa con la multinazionale IMG che le ha creato terra bruciata intorno ed in generale poche simpatie in quel mondo di sponsor che gonfia il tennis oltre le sue reali potenzialità (nel caso vi stiate chiedendo come mai tanti tornei dal budget milionario si giochino di fronte a quattro gatti, anche quando in campo ci sono campioni). Comunque la Florida dove vive è lontana dalla Croazia, qualche dollaro sta tornando, l’età è accettabile e la potenza è almeno parente di quella dei bei tempi. Con quel fisico e motivazioni che certo non le mancheranno potrebbe diventare uno dei più clamorosi ritorni della storia del tennis. Perchè prima del temporaneo stop le varie Navratilova, Seles, Hingis, Capriati, eccetera, qualcosa di importante l’avevano vinto mentre la Lucic ci è solo andata vicina. Questa la storia, mentre per quanto riguarda la filosofia vorremmo evitare il compitino progressista. Senza stimoli e senza disciplina un bambino naturalmente scivolerebbe verso la playstation e l’ozio, non andrebbe nemmeno a scuola. Fra uno psicopatico che picchia la figlia e un genitore che cerchi solo di indicarle una strada, magari utile a percorrere altre strade di sua scelta in età adulta, c’è un oceano di differenza.
Stefano Olivari
(in esclusiva per Indiscreto)

Share this article