Le larghe intese di Fitzgerald Thomas Grant III

26 Giugno 2013 di Stefano Olivari

Scandal è uno di quei pochi telefilm che partono in sordina e crescono alla distanza, in un panorama di fiction pieno di buone idee ma con storie che già dopo la prima serie vengono abbandonate dagli spettatori per consunzione. Tempo fa avevamo scritto della delusione per l’ennesimo soggetto avente come ambientazione la Casa Bianca e i suoi intrighi, con protagonista una lobbista-maneggiona, Olivia Pope, che fra le altre cose è anche amante del presidente. Arrivati alla fine della seconda serie su Fox Life, con un delirio di colpi di scena da ricorare i vecchi Chiquito y Paquito di Avanzi, il giudizio va rivisto. La lobbista, una con i contatti di Bisignani ma anche donna di azione, diventa un personaggio più complesso: fra sensi di colpa, elezioni taroccate e dinamiche di potere subdole che a volte subisce ma più spesso impone ai suoi sottoposti in uno studio che cerca di limitare i danni ai vip in mezzo a qualche casino. Il presidente, una specie di sintesi di Clinton e Obama, è genialmente collocato nell’ala liberale del partito repubblicano ed messo in ridicolo dalle sue indecisioni e dal suo moralismo (che non gli impedisce di commettere un omicidio, proprio con le sue mani, ammazzando una giudice della Corte Suprema). Anche il suo nome, Fitzgerald Thomas Grant III, è tutto una citazione, così come il suo passato: figlio di un politico, come W. e tanti altri presidenti, ed ex governatore della California come Reagan. Insomma, un cocktail che produce un risultato originalissimo. Il contorno è il solito circo di Cia, servizi deviati come nemmeno i vecchi Sismi e Sisde, gruppi e sottogruppi dagli obbiettivi misteriosi, miliardari che dettano la linea: qui il sapore di già visto rimane. Ma a giganteggiare è la figura di Cyrus Beene, capo dello staff presidenziale, fantastico misto di cinismo politico e di idealismo, di conservatorismo pubblico e coraggio privato (sposa un giornalista e insieme adottano un bambino), di durezza spietata e di amore per la causa. Per i suoi intrecci, in cui nessuno è come sembra e tutti hanno un passato che li collega, Scandal raggiunge a volte abissi di ridicolo, ma riesce almeno una volta in ogni puntata porci la vera domanda: qual è la cosa giusta? Buon per noi che Shonda Rhimes, più nota per Grey’s Anatomy (ma vediamo già troppi ospedali nella realtà per apprezzare quelli delle fiction, fatta eccezione per la vecchia clinica ultra-trash di Incantesimo), abbia annunciato la terza serie.

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