L’anti-fascite è un valore

11 Ottobre 2012 di Stefano Olivari

Barcellona-Fenerbahce da Eurolega, l’importanza di Navarro, le scarpe di LeBron James (e citiamo anche i soliti ‘Guadagnare sul web’ e ‘Video Belen’, per dopare i click della pallacanestro).

1. Finalmente l’Eurolega, con la prima edizione bulimica che prova ad introdurre sul serio il concetto di campionato europeo. Costituito inevitabilmente da tante partite inutili tecnicamente ma utili a far girare il tassametro, anche se non a tutte le latitudini (ad esempio la nostra) i confronti internazionali scaldano più dei ‘devi morire’ dell’orticello. Dopo la prima fase, 4 gironi da 6 squadre e quindi 10 partite in totale, ce ne sarà una seconda in cui le 16 squadre rimaste saranno divise in 2 soli gironi: ulteriori 14 partite, quindi, in luogo delle 6 delle scorse edizioni. Una scommessa pericolosa ma obbligata: il salto di qualità lo si ottiene solo facendosi percepire come campionato e non come parata di squadroni che però non possono fare a meno della vetrina casalinga. L’analisi delle forze in campo è già stata fatta su Indiscreto da Fabrizio Provera, di nostro aggiungiamo la previsione sulla vittoria finale se i roster rimaranno più o meno quelli di oggi: il Fenerbahce di Pianigiani (e McCalebb, che contro i Celtics ha fatto capire di essere pronto per ben altro), Sato, Andersen e Batiste e il Barcellona ci sembrano le squadre più complete, in una fascia alta che comprende anche Real Madrid, il Cska del Messina bis, l’Efes e l’Olympiakos. Sei squadroni, quindi, di cui due più interessanti degli altri. Ridimensionato il Pana, senza giocatori trascinanti il Maccabi, delle tre italiane Milano sembra quella con più margini per ambire ai quarti di finale, anche se finora non ha certo dimostrato di avere il fuoco dentro: nemmeno nell’esibizione con i Celtics, dove c’era tutto da guadagnare. Come si dice? La stagione è lunga. Ma questa volta davvero.

2. Juan Carlos Navarro avrà la fascite plantare, ma ha anche dentro valori che non si insegnano e non si imparano se non attraverso l’emulazione e una certa ‘aria’ che si respira (in Catalogna di sicuro). Dire che ha trascinato il Barcellona alla vittoria contro la brutta copia dei Dallas Mavericks (con Nowitzki non giocante) è esagerato, al di là delle buone statistiche personali, ma è vero che la sua sola presenza in campo ha gasato un palazzo e una squadra che non avevano iniziato bene la stagione. A Europe Live Tour terminato (quello NBA, Joey Tempest invece va avanti), il bilancio che si può fare non è diverso da quello di altre edizioni. Vedere dal vivo gente che hai visto mille volte in televisione, da Paul Pierce in giù, fa sempre impressione, anche se il mondo del 2012 è diverso da quello degli anni Ottanta: dare agli indigeni perline colorate in cambio di oro è ancora possibile, ma la sensazione è che questa era delle ‘amichevoli’ (nel rugby le chiamerebbero test match) stia volgendo al termine. Mark Cuban aveva buttato lì la suggestione di una specie di playoff o di finale ‘mondiale’ a fine giugno, adesso che è tramontata definitivamente l’idea di una division europea della NBA (parole di Stern) ci si potrebbe ripensare.

3. LeBron James è più simpatico ai media, schiavi della necessità di personaggi che facciano titolo, che all’appassionato comune di basket NBA. Anche senza tirare in ballo gli ‘haters’, quella dell’uomo medio per LBJ è ammirazione ma non la devozione ispirata da un Michael Jordan, un Magic Johnson o un Doctor J. Era vero quando da molti veniva definito un grande perdente, è ancora più vero dopo l’estate che gli ha dato il primo anello ed il secondo oro olimpico, entrambi vinti da super-protagonista (anche se in nazionale la chiave del successo sulla Spagna è stato Durant). Adesso è il momento di una polemica che di sicuro sarebbe stata risparmiata a MJ: il prezzo delle Nike (!!!). In particolare quello delle LeBron X, 300 dollari o giù di lì. La difesa di LBJ non è stata un comprensibile silenzio, perché in fondo nessuno impone di pagare 300 dollari una scarpa o 150.000 euro un’auto (invece a tante altre spese siamo obbligati dal Leviatano), ma qualche goffa frase per ricordare l’esistenza di scarpe Nike di fascia e prezzo più bassi. La classica toppa peggiore del buco, come a suggerire che se siete poveri potete comprare scarpe che costano meno. Rimane senza risposta la vera domanda: cosa c’è che non va in LBJ? Non la razza, visto che è quella del 90% dei campioni. Non i comportamenti fuori dal campo, anzi rispetto agli standard NBA è il principe di Galles. Non le dichiarazioni, non se ne ricorda una che fosse più che banale. Non il modo di giocare, non è mai esistito nella storia uno con quel corpo che sapesse fare così tante cose. Forse è solo che, come diceva Mara Maionchi quando faceva la giudice a X Factor, “non mi arriva”.

Twitter @StefanoOlivari , 11 ottobre 2012

 

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