La vita eterna di Howard Hobson

10 Dicembre 2012 di Stefano Olivari

Che senso ha girare per sei ore di fila alla ricerca di vecchi libri e di riviste semisfasciate? Nessuno, proprio come farsi un culo così per famiglia, carriera, soldi, reputazione, casa, pensione e poi morire in un letto pieno di piscia senza lasciare tracce di sé se non qualche cianfrusaglia che chi rimane non sa dove buttare. Sarà per questo che abbiamo sempre preferito i libri, puntando al percorso netto in quasi tutto il resto. Polverosa premessa per dire che la scorsa settimana il Salone del Libro Usato è stato commovente per la qualità delle bancarelle, con espositori di tutta Italia, e la partecipazione di pubblico. Non semplici scrocconi in fuga dal freddo, ma lettori e compratori di un po’ tutti i generi. Non solo mappe del Quattrocento e codici miniati, ma riviste ultratrash (primo premio a un ‘Nomi di Oggi’ del 1986 con Serena Grandi in copertina) e libri che ai loro tempi hanno avuto un pubblico maniacale e in certi casi di massa. Il tossico ha le idee più chiare del semplice curioso e facendo noi parte del primo partito abbiamo massacrato ogni libraio con richieste su libri di pallacanestro, studi sui mass media, Tex, cronaca nera milanese, riviste di sport. Rimandiamo a gente seria per le considerazioni sull’ossessività del collezionismo, precisando che ci sono due tipi di collezionismo: quello di chi apprezza i contenuti e se ne frega se quella tal edizione è quella giusta (per dire, il primo numero ‘giusto’ di Tex serie gigante è quello del 1958 con il prezzo a 200 lire) e quello di chi apprezza la completezza di una collezione per il suo valore storico, ancora prima che banalmente finanziario (quasi mai si rivende, semmai sono gli eredi a svuotare le cantine). Noi sosteniamo che il primo sia migliore, ma se collezioni manoscritti benedettini vieni preso sul serio mentre se sbavi per le avventure del Comandante Mark (a proposito, è in circolazione la serie completa sull’iPad: sì, è una bestemmia, ma se viviamo in un loculo a qualcosa dobbiamo rinunciare) vieni subito etichettato come cretino nostalgico. Scontrini fiscali pochi, acquisti moltissimi (molti con il carrellino da spesa per vecchiette), età media sorprendentemente bassa, futuro nebuloso (nessuno sa se ci sarà un nona edizione). In mezzo ai tanti, fra i nostri troneggia Scientific Basketball, opera del 1949 scritta dall’allenatore di Yale (ma campione NCAA lo era stato qualche anno prima con Oregon) Howard Hobson e vendutaci dall’ottimo Roberto. Un dissertazione ipnotica sul modo giusto di fare scouting, con lacrime una volta arrivati al capitolo sul tiro dalla media distanza. Lo diciamo senza feticismo, perché il Kindle è da un anno nostro amico fedele: i libri hanno ancora una lunga vita.

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