La versione di Stakhovsky

19 Aprile 2012 di Dominique Antognoni

La traduzione di un’intervista che ci ha colpito per il modo diretto in cui il tennista ucraino spiega la realtà quotidiana del suo mondo. L’età media dei professionisti sempre più alta, i guadagni che coprono a malapena i costi di trasferta, la scomparsa dei campi veloci, gli schemi di Djokovic, i guadagni dei grandi, l’idea respinta di Nadal, i nemici di Federer, il prezzo dei biglietti aerei, i premi degli Slam, le scommesse dei giocatori, la neutralità svizzera e la politica dell’Atp.

Serghy, non credi che la media di età sia salita nel tour?
– L’età media dei primi 100 è d 27 anni, nel 2004 era di 23. Accade per via della concorrenza, oggi non basta avere delle qualità, ci vuole anche l’esperienza.

Il tennis è sempre più atletico: in teoria il giocatore più anziano dovrebbe avere dei problemi.

– Il tennis è diventato più intelligente, in più i giocatori più forti si possono permettere allenatori, preparatori fisici, fisioterapisti. La gran parte dei top 100 non possono permettersi un lusso del genere.
Tu che tipo di giocatore sei?
– Io sono uno fra quelli che riesce a guadagnare, posso mantenermi da solo.

Be’, pare impossibile perdere soldi con il tennis.
– Lei dice? Io posso dimostrare il contrario.

Dunque Davydenko aveva ragione quando sosteneva che i soldi per il primo turno ad Indian Wells non bastano per coprire nemmeno il viaggio e l’albergo.
– Sicuramente. Io dopo Miami e Indian Wells sono sotto di circa 5.000 dollari.

Si dice che negli Stati Uniti i giocatori possano beneficiare di molte agevolazioni.
– A volte sì. Però non ad Indian Wells, dove semplicemente non esistono alberghi normali. La stanza che costa meno è sui 144 dollari. Le imposte sono il 38 per 100 dei guadagni. Devi arrivare quattro giorni prima, alla fine stai tre settimane negli Stati Uniti e devi pagare il coach e le sue spese. Se hai due allenatori, i costi raddoppiano. Poi i biglietti aerei dall’Europa costano sui 2.000 euro. Ecco, io fra Indian Wells e Miami ho guadagnato 11.000 euro.
Tu hai un allenatore full time?
– Sì, anche un preparatore fisico. In più la mia agenzia di management ha un fisioterapista che viaggia e lavora con più giocatori nello stesso tempo.

 Sei 72esimo al mondo, hai 26 anni: come potresti considerare la tua carriera?
– Fa dei piccoli passi avanti e indietro. Tre passi avanti e due indietro. Quando avevo 22 anni mi era più facile viaggiare, ora inizio a fare un po’ di fatica.

Mardy Fish si è lamentato che non ci siano più tanti campi veloci.
– Verissimo. Quest’anno il più veloce é stato a Dubai. Ad Indian Wells hanno rifatto le superficie, era super lenta mentre la palla volava altissimo. A Miami idem, in più per via dell’umidità le palle diventano pesanti.

Perché accade questo?
– Una volta i campi erano veloci, però hanno deciso di rallentarli perché così il gioco diventava più interessante. Secondo loro. In pratica hanno esagerato: guardate la finale australiana, è durata sei ore. Se si continua così la gente non capirà più nulla. O si cambia il modo di assegnare i punti, o si passa a velocizzare le superficie. Bercy era il campo più veloce, ora è tre volte più lento. Perfino a Wimbledon l’erba cresce in un tale modo da rallentare la palla.

Per questo Federer non vince più?
– Cinque o sette anni fa i giocatori venivano verso la rete e si vedeva che l’erba era praticamente sparita in quella zona. Ora le parti usurate sono sulla linea di fondo per la velocità della palla e il modo di giocare da dietro. A molti giocatori, vedi gli spagnoli e altri specialisti della terra rossa, conviene: hanno più possibilità di vincere, forse anche questo ha influito sull’età media dei giocatori, oggi tutti possono giocare su ogni superficie.

 Come vedi il duello fra Federer e Nadal?
– Federer gioca un tennis meno fisico, Nadal è più disciplinato e lavora di più. Per questo è diventato il numero uno, prima di cedere il posto a Djokovic. Ma Federer ha un dono divino, il talento. Così si è usurato di meno rispetto a Nadal, che ha dovuto lavorare molto di più.

 Nadal ha imparato molto da Federer.
– Tutti impariamo da Federer: fra il 2006 e 2008 Federer ha portato il tennis in una dimensione differente, in una direzione sconosciuta prima. Giocava così veloce che tutti hanno provato ad imitarlo. Poi, guarda caso, si è passati al rallentamento delle superficie.
 
In molti si sono addormentati nel secondo set di Djokovic-Murray, a Miami.
– E’ stato un ottimo esempio di tennis-percentuale. Tennis giocato in modo sistematico, con meno errori possibile. D’altronde ora Djokovic gioca come un muro.

Come a squash?
– No, gioca molto vicino alla linea di fondo, si muove in maniera eccezionale, non sbaglia mai. Quando ho giocato contro di lui a Dubai non mi ha messo in difficoltà con un ritmo rapido o una grande varietà di colpi. Ma era sempre in grado di fare il punto, in qualsiasi situazione.

Il suo tennis è diventato primitivo.
– Lui fa esattamente quello che deve fare per vincere, niente di più. Se giochi un tennis più bello esteticamente non guadagni più soldi.

 Gli sceicchi ti invitano a Dubai perché a loro piace di vedere un bel tennis, o no?
– No, per nulla.

Federer inizialmente non voleva venire a Dubai, poi perché è venuto?
– Lui, Nadal, Murray, Djokovic: fanno parte di un mondo diverso. Non si può nemmeno paragonare quello che guadagnano loro con quello che portano a casa gli altri. I giocatori che non sono nei primi 20 fanno soldi solo con i tornei. Quasi nessuno contratto di sponsorizzazione, i grandi marchi hanno capito che devono puntare solo sui grandi giocatori.
 
Cos’è di vero nella lite fra Nadal e Federer?
– Non hanno litigato, semplicemente Nadal è rimasto deluso dal fatto che le sue idee sono rimaste inascoltate. Per esempio, che il ranking sia fatto per un periodo di due anni e non di uno soltanto. Però perché un’iniziativa del genere possa passare c’è bisogno dei sì dei tutti i giocatori, mentre non tutti sono d’accordo. Io sarei per il sì: mi proteggo la classifica, in questo modo.

 C’è sempre molta invidia verso i tennisti ed i loro guadagni, comunque.
– Figuriamoci, abbiamo dei guadagni davvero ridotti all’osso. Le spese ci ammazzano.

 Be’, se magari provaste a volare low cost si risparmierebbe un po’.
Volare low cost a Dubai, per esempio? Quest’anno per un Londra-Dubai ho pagato 1.200 euro e non possiamo comprare biglietti molto tempo in anticipo. Spesso lo prendiamo il giorno stesso della partenza, quando i prezzi sono più alti. Io in un anno ho avuto 170.000 euro di spese e solo di aerei ho pagato 85.000 euro. Ho guadagnato di premi 428.000, da cui togliere il 30 per cento di imposte.
Rimane una bella somma.
– Si, però io vivo 24 ore per il tennis, mi ci dedico. Non vado all’università, non frequento gli amici, ho una famiglia che vedo poco. Diciamo che mi ritiro a 32 anni: il nome Stakhovsky non mi darà da mangiar
e.

Tornando alle proposte di Nadal: i tornei del Grande Slam offrono ai giocatori delle percentuali ridicole rispetto a quello che incassano. Per esempio Us Open divide solo il 4-6 per cento di quello che incassa, i tornei ATP offrono sui 30 per cento degli incassi come premi. Dal 2004 in poi i premi sono aumentati quasi esclusivamente per via dell’inflazione.

– Praticamente scompare il motivo per il quale desideri entrare nei top 100. Se vai ai tornei con un allenatore, allora finisci l’anno con un 20-30.000 euro. E attenzione, parliamo dei primi 100 giocatori del mondo. Se mettiamo accanto il golfista numero 100 oppure il calciatore numero 100 vedrai che non c’è paragone. Perfino il calciatore numero 100 in Ucraina guadagna di più. Se gli Slam decideranno di dare più soldi allora avrà un senso lottare per entrare nei primi 100. Certo, non sarebbe decente che un giocatore che superasse il primo turno portasse a casa 50-100.000 euro, però è la somma che un tennista ha investito per arrivare fin lì. Oggi solamente il volo in sé per Australia diventa un traguardo: non puoi però farlo in classe economica, 24 ore così non sarebbe possibile. Ecco, se gli Slam ci concederanno qualcosa in più, allora sarò contro il ranking per due anni, perché uno avrà bisogno di due anni per arrivare nella top 100. Ora cambia poco se sei 70esimo oppure 200esiimo.

 Diciamo che nemmeno io sto bene con i soldi: dimmi cosa dovrei scommettere quando giochi tu.
– Lo so lo so, ci sono sempre più spesso situazioni strane. Penso che non è un male per i giocatori che vanno dal 100 in basso, se con i soldi così ottenuti riescono a mantenersi in vita. Però se i soldi provenienti dalle scommesse sono l’unica risorsa, allora diventa un brutto segno.

 Se avessi un figlio gli diresti di diventare giocatore di tennis?
– No, sicuramente no. Io ne ho passate abbastanza. Se non avessi vinto un torneo a Zagabria qualche anno fa ora non sarei nei primi 100. Magari mollavo e diventavo un semplice maestro di tennis, in campo dalle otto del mattino fino alle otto di sera per tutta la vita. Che vita sarebbe, giocare con i dilettanti ogni santo giorno? 

Ti capita di parlare con Federer?
– Ci parlo spesso.

Che tipo di persona è?
– Una persona da dieci e lode, però un po’ neutrale per i miei gusti. E’ troppo svizzero, vuole tenere lontano qualsiasi aspetto negativo: quando i giocatori vogliono cambiare qualcosa lui è troppo passivo, perché teme per la sua immagine. In questo ammiro di più Nadal, perché lui sostiene in modo aperto i giocatori.

 Allora perché non allontanate Federer dal ruolo di presidente del consiglio dei giocatori?
– Lui non vuole mai parlare in pubblico di certe cose. Perché se appare un grosso scandalo legato per esempio ad un boicottaggio di un torneo, allora probabilmente il suo nome verrebbe per forza di cose associato al boicottaggio. Nadal si è dimesso, ma non per colpa di Roger. E comunque il consiglio non decide nulla, ha un ruolo consultivo e basta. Questo consiglio ha tre rappresentanti nel board dell’ATP. Rafa ha pensato che i tre non abbiano rappresentato i giocatori in maniera totale. Sto con Nadal.

(Intervista tratta dal sito web http://lb.ua/ , traduzione di Dominque Antognoni)

Share this article