La triste lezione del rugby

6 Dicembre 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Milano città del basket è stata spiegata benissimo dal recente Italia-Nuova Zelanda di rugby a San Siro. Ottantamila persone entusiaste per l’evento, prima ancora che per lo sport: come provato da quei pochi che nel concitato finale invocavano la meta tecnica per gli azzurri di Mallett, mentre la maggioranza dei presenti ignorava cosa fosse.

Milano è questa: le dai l’evento, o almeno la percezione di poter assistere ad un evento unico, e lei risponde come nessuna altra città italiana e poche in Europa. Le dai la routine, anche di livello medio-alto, e non si esce dal ghetto degli appassionati veri. Che nel caso del rugby sono pochi, mentre in quello cestistico hanno comunque dimensioni significative. In attesa di Armani-Lakers più di questi scenari vale l’esperienza di Toni Cappellari, l’architetto della grande Olimpia vincitrice di tutto e dappertutto: ‘’A Milano noi della pallacanestro abbiamo uno zoccolo duro di quattromila tifosi, che vanno a vedere qualsiasi cosa appena scatta un minimo di identificazione nella squadra. Non è quindi una questione di avere o meno un dream team miliardario, ma solo di creare le condizioni per cui questi quattromila stiano attaccati alla squadra che rappresenta la loro città in serie A. Non è un caso che la gente sia rimasta legata ad Art Kenney e a Vittorio Gallinari invece che a giocatori più eleganti. In questo senso quello milanese è un pubblico particolare, apprezza di più l’impegno e lo sputare sangue rispetto alla classe pura: a Bologna, per dire, lo spettatore medio ha un atteggiamento opposto. Poi l’evento particolare, le vittorie e altre condizioni hanno richiamato e richiameranno 15mila persone per la singola partita, ma non stiamo parlando della normalità’’.
Inutile precisare che gli appassionati di basket a Milano sono molti di più rispetto ai tifosi dell’Olimpia, una passione che arriva da lontano. Senza andare alla preistoria basti ricordare che cosa hanno dato gli oratori di ogni quartiere, da Sandro Gamba in giù, o le tante società tenute in vita solo dalla passione: che in altre città deve sfidare un calcio di medio cabotaggio, mentre qui ha contro Inter e Milan. Non è un caso che sulle tivù locali più seguite non si veda una sola immagine di basket. Non solo: nemmeno un personaggio legato al basket in uno dei mille talk show sportivi, anche quando Inter e Milan erano state coinvolte da Giorgio Corbelli in un progetto troppo presto abortito. Tanti appassionati, relativamente pochi tifosi e giocatori. Anche se questo punto Cappellari ha le idee chiare: ‘’Non è onestamente mai stata una città ricca di praticanti. Non è un caso che l’ultima generazione da cui sia uscito un numero significativo di professionisti è quella dei nati nel ’58 e nel ’59. Non c’è paragone, ad esempio, con Varese, per numero di società e capacità di creare giocatori di buon livello’’.
Non è strampalato pensare che un derby, o almeno una seconda squadra ambiziosa, possa far guadagnare qualche articolo in più sui giornali generalisti o qualche mini-servizio in tivù. Operazioni a tavolino come quella del trasferimento di Arese nella prima metà degli anni Novanta (Breeze, Teorematour, BluClub) hanno scaldato poche persone. L’epopea della Pallacanestro Milano, la All’Onestà di Joe Isaac e Mobilquattro-Xerox di Chuck Jura, è terminata di fatto nel 1980. Tenuta in vita a discreti livelli dalla passione e dalla tenacia di Fabio Guidoni, da una decina d’anni la proprietà è passata di mano e gioca in C2. Così la seconda squadra milanese, in ordine di campionato, adesso è l’Ebro che milita in C1. Niente come le rivalità cittadine serve a conquistare spazio mediatico, secondo Cappellari: ‘’Il derby era fondamentale, come hanno capito anche a Livorno e ovviamente a Bologna. Dove Sabatini è il primo tifoso del ritorno della Fortitudo in serie A’’. E adesso, senza derby? ‘’Armani è l’ultimo treno che Milano ha per rimanere nel basket di alto livello. Via lui, non vedo futuro per il basket in questa città’’. (1-continua)
(pubblicato sul Superbasket della settimana scorsa)
Link alla seconda puntata

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