La porcata del bastardo

13 Settembre 2009 di Stefano Olivari

Inebriati dall’eccellente Us Open della Pennetta e da quello più che buono di Schiavone ed Errani, abbiamo sorvolato sulla presenza impalpabile degli uomini italiani. Pretesto per ricordare la migliore prestazione azzurra in questo torneo, quella di Corrado Barazzutti nel 1977. L’ultimo anno di Forest Hills e soprattutto l’ultimo anno pre-cemento (dopo erba e terra rossa, si giocava sulla ormai scomparsa terra verde), che il ventiquattrenne Barazzutti sfruttò alla grande superando nei quarti Brian Gottfried, numero due americano, grande doppista (Gottfried-Ramirez) e quell’anno davvero in forma (pochi mesi prima aveva perso in finale al Roland Garros con Vilas) anche in singolare. La strada per la finale americana fu sbarrata dal grande Jimmy Connors, che però si trovò davanti un avversario al top psico-fisico e capace di portarsi sul 5 a 3 nel primo set. Nel nono gioco il famoso episodio, con una chiamata dubbia che Connors gestì alla sua maniera condizionando l’arbitro ma soprattutto facendo una cosa mai vista, degna di una cacciata istantanea: incursione nel campo di Barazzutti e segno della palla cancellato con la suola. Da lì in poi il match cambiò, con Barazzutti in stato di sudditanza psicologica che finì per giocarsi male tutti i punti decisivi: perse in tre set e Connors andò in finale, dove fu giustiziato dal miglior Guillermo Vilas di sempre. Di quel match abbiamo letto tante cose, ma una dell’epoca ci è rimasta impressa: un articolo di Gianni Clerici su una rivista di tennis da anni defunta (Tennis Club, se la memoria non ci inganna) riferito al comportamento di Connors. Contenuto memorabile, ma sempre meno del titolo: ”La porcata del bastardo”.

stefano@indiscreto.it
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