Pallavolo

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Fabrizio Provera 13/03/2012

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di Fabrizio Provera
Scattano domani sera, mercoledì 14 marzo, i playoff scudetto della serie A1 femminile di pallavolo. Che ci importano, e ci appassionano, per due ragioni: anzitutto per il nostro smisurato entusiasmo per le minors (nell’accezione italiana: non solo campionati minori di un certo sport, ma sport considerati minori rispetto a quell’unico ritenuto dai media degno di commenti), in secondo luogo per i valori positivi che il volley femminile promana, compreso il fatto di essere un modello gestionale ed agonistico-societario davvero interessante in tempi di crisi nera per i bilanci dello sport professionistico. Per essere un po’ scorretti, poi mettiamoci pure il dato estetico e un po’ maschilista-voyeuristico.
Playoff a chiara trazione lombarda, anzi pedemontana: in pole position parte la Yamamay Busto Arsizio, seconda piazza per la Mc Carnaghi di Villa Cortese, nelle immediate retrovie scalpitano le campionesse d’Italia della Foppapedretti Bergamo, che puntano a una riconferma sulla carta molto difficile. Playoff in attesa che tra una decina di giorni, a Baku, le nostre predilette ragazze post oratoriane di Villa Cortese difendano i colori dell’Italia nella Final Four di Coppa Campioni.Il volley femminile, afflitto al pari di tutti da pesanti difficoltà finanziarie e gestionali, conserva tuttavia delle autentiche isole felici: sabato sera, per esempio, siamo stati testimoni dell’incredibile clima del Pala Yamamay di Busto Arsizio, dove al cospetto di 5.237 spettatori le farfalle bustocche hanno battuto 3-1 Villa Cortese in un match che non valeva nulla per la classifica. Ma è stato il clima a sorprenderci, l’entusiasmo contagioso di una realtà sportiva dove molto (magari non tutto) sembra funzionare: la capacità di allestire una squadra competitiva, la partecipazione e il sostegno del Comune e degli enti locali, la scelta di uno sponsor azzeccato, una buona dose di marketing e di merchandising che non fa male alle casse di tutti i soggetti protagonisti di questa bella storia di pallavolo, magari attenuata dall’ineleganza di alcuni sfottò del pubblico poco in linea con uno sport dove il fair play, l’entusiasmo e la passione rendono le partite a misura di famiglia e persino di bambino.
Si realizzano così quelle condizioni dove le società sportive diventano comunicatrici, perché generano emozioni e divertimento in chi pratica lo sport e in chi vi assiste, diventando così anche dei potenti mezzi di comunicazione: lo dimostrano le tante aziende che investono nelle società sportive anziché in pubblicità pura, soprattutto in realtà come Busto o Villa Cortese. Le società sportive diventano così portatrici di valori, di legami con il territorio, di passione, tradizione, identità e credibilità. Sostenendole come partner prima che sponsor, gli imprenditori hanno l’occasione di mettersi in evidenza per i valori, i risultati agonistici e l’immagine. Tanto è vero che, se i pronostici venissero rispettati e la finale scudetto fosse Villa Cortese-Yamamay, non è difficile scommettere su una serie di partite al Forum di Assago capace di richiamare dai 7 ai 9mila spettatori per incontro. Scusate se è poco.

Fabrizio B. Provera

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