L’Inghilterra di Peppa Pig

29 Dicembre 2021 di Stefano Olivari

La recente citazione fatta da Boris Johnson ha dato a Peppa Pig fama mondiale anche presso chi negli ultimi 15 anni non ha mai frequentato un bambino, suo o di altri. E ha anche aperto un surreale dibattito, davvero degno di questi tempi, sul presunto classismo di questo cartone animato inglese amatissimo anche in Italia da molti bambini in età da asilo nido o scuola materna. Trasmesso in Inghilterra dal 2004 e da noi dal 2005 (Nickelodeon, Rai Yo Yo, eccetera), grazie a tre generazioni diverse conosciamo ogni episodio praticamente a memoria e quindi abbiamo colto il senso della citazione, peraltro improvvisata, del premier britannico.

Peppa Pig è una maialina che vive con i genitori, Papà Pig e Mamma Pig, e l’insopportabile fratello George (che dice solo ‘Dinosauro’ e poche altre parole, piangendo in continuazione), in una casa unifamiliare da Inghilterra degli stereotipi e tutta la sua vita, in una realtà piena di animali con comportamenti umanizzati, è un po’ la replica di tante vite ordinarie: la scuola, i giochi, gli amici, i nonni, le vacanze (in Italia ovviamente la famiglia Pig mangia la pizza e viene fermata da un poliziotto su una Vespa), il papà che legge il giornale, i piccoli imprevisti per cui alla fine si trova sempre una soluzione. Insomma, un mondo rassicurante e dove tutti hanno un ruolo.

Da Nonno Cane a Suzy Pecora, da Nonno Pig a Pedro Pony, passando per tanti altri e soprattutto per la incredibile Signora Coniglio, che fa mille lavori diversi, dalla sfasciacarrozze alla cassiera al supermercato e che proprio per questa sua dedizione al lavoro viene premiata dalla Regina in persona. Come a sottolineare che davvero Peppa Pig rappresenta in maniera idealizzata il modo di vivere inglese e che quindi la citazione di Johnson non è stata strampalata.

Da qui alle polemiche sul classismo di Peppa Pig, arrivate anche da noi, la strada è stata breve. La grande colpa di questa maialina antropomorfa sembra quella di parlare un inglese corretto, sia nella grammatica sia nell’accento. Cosa che in Inghilterra suggerisce appartenenza di classe, diversamente da come accade in Italia, dove un forte accento locale e addirittura gli orridi dialetti (“Non sono dialetti, sono lingue!”, quante volte abbiamo ascoltato questa stupidaggine?) appartengono spesso anche a classi sociali superiori. La presunzione dell’italiota è infatti quella di sembrare più ‘vero’ quando parla in dialetto anche di fronte a gente che non lo capisce, non di essere più ignorante. Di solito ci difendiamo con un simpatico “Non capisco lo swahili”, ma è una battaglia persa.

Ma tornando a Peppa Pig, chiunque conosca questo cartone animato non per sentito dire (e le festività natalizie in certi casi hanno portato all’overdose) sa che le sue storie sono rassicuranti come devono essere quelle per i bambini piccoli, senza altri discorsi. Semmai i geniali autori, Astley, Baker e Hall, qua e là mandano messaggi agli adulti che inevitabilmente sono all’ascolto. E siamo sicuri che fra mezzo secolo Peppa Pig sarà vista come una critica alla mentalità piccolo borghese, quella che forma i bravi cittadini che come noi credono al loro governo anche quando gli dice di iniettarsi la quindicesima dose di vaccino. Mentalità detestata da chi ha tutto e da chi non ha niente: anche questo è classismo.

Share this article