La bufala del regalo di Prodi a Sky

13 Gennaio 2009 di Stefano Olivari

Reduci dalla solita doppia offerta dell’ennesimo artigiano (dottore, fatturiamo o non fatturiamo?), siamo sempre molto sensibili al discorso IVA. Sul Sole24Ore di oggi si parla di una lettera che l’amministratore delegato di SKY Italia, Tom Mockridge, ha scritto ai parlamentari della terra dei cachi. L’argomento è il solito: l’innalzamento dal 10 al 20% dell’aliquota IVA sugli abbonamenti alle tivù a pagamento, ritenuto ingiusto perché penalizzerebbe le famiglie ed i consumi. Questo almeno secondo il teorema di SKY e dei suoi migliori avvocati, cioé i giornali alla canna del gas che vivono della sua pubblicità: un paio di jeans è consumo superfluo, Fiorentina-Lecce è cultura. E l’Europa, la mitica Europa? In Germania l’imposta sul valore aggiunto, per quanto riguarda le pay-tv, è del 16%, così come nella ‘Spagna che corre’ (definizione di Cannavaro), mentre in Gran Bretagna è al 15. Diversa la politica francese, che in questo settore tiene l’imposta a meno del 5,5%, ma in un sistema che di fatto privilegia qualsiasi consumo con una patina culturale (per dire, l’Iva francese per il cinema è uguale a quella per la pay, contro il nostro 10%). Da non ammiratori di Prodi dobbiamo però dire che questa del ‘regalo di Prodi a Sky’, presa per buona anche da media di centro-sinistra, è una bufala: il 10% di IVA che il governo non Prodi ma Dini impose a Sky non fu un omaggio, ma un aumento dell’aliquota. Che era in origine del 4%, quando azionista di minoranza e reale controllore dell’allora Telepiù era tale Silvio Berlusconi. Come diceva il grande professor Scoglio, fra un pareggio e l’altro: dilettanti allo sbaraglio o professionisti in malafede?
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
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